Inchiesta G8, la Procura di Roma si “spaccò” sulle intercettazioni: “Ferrara e Toro le negarono”

Pubblicato il 11 Marzo 2010 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA

L'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro

Secondo quanto riportano sia la Repubblica sia il Corriere della Sera, i capi della Procura di Roma negarono l’autorizzazione per intercettare la “cricca” di Balducci, Anemone e Della Giovampaola ai sostituti incaricati dell’inchiesta. Questa decisione avrebbe creato una “frattura” all’interno della Procura.

I due quotidiani riportano i verbali depositati presso la Procura di Perugia lo scorso 16 febbraio, quando furono interrogati il capitano Pasquale Starace e il tenente Francesco Ceccaroni del Noe di Sassari e il sostituto procuratore di Roma Assunta Cocomello.

La Cocomello, che si occupava dell’inchiesta sugli appalti del G8 a La Maddalena, aveva informato il procuratore capo Giovanni Ferrara e il procuratore aggiunto Achille Toro delle informazioni che le erano stati trasmessi dalla Procura di Nuoro. La Procura sarda aveva infatti delle intercettazioni tra due imprenditori sardi e Angelo Balducci, che parlavano di appalti e di “una busta di ringraziamento”: secondo la Cocomello gli elementi a disposizione giustificavano la richiesta di ulteriori intercettazioni. Il reato ipotizzato era quello di corruzione.

Ma quando la Cocomello passò l’informativa che aveva redatto a Ferrara e Toro, i due superiori la “bloccarono”, negando l’autorizzazione alle intercettazioni. Secondo Ferrara e Toro, non bisognava procedere in questo senso per ragioni di «opportunità politica». Inoltre i due le dissero che le indagini, inizialmente condotte dai carabinieri del Noe di Sassari, sarebbero passate in mano alla Guardia di Finanza. La Cocomello ha detto di non comprendere «le ragioni di cambiare la polizia giudiziaria delegata». L’incontro tra la Cocomello, Ferrara e Toro avvenne il 10 febbraio 2009.

Il 3 marzo Toro incontra Starace, Ceccaroni e il maresciallo Catalano del Noe. All’incontro è presente anche la Cocomello. In quell’occasione Toro mise in dubbio che ci fossero elementi sufficienti per ipotizzare il reato di corruzione, e che al massimo si poteva ipotizzare quello di abuso d’ufficio. Ferrara e Toro avevano già mosso le stesse obiezioni alla Cocomello nel settembre del 2008: in base all’informativa del Noe, la Cocomello aveva iscritto nel registro degli indagati Balducci, Anemone e Della Giovampaola.

Nel gennaio 2010 la Cocomello e Sergio Colaiocco, il pm che nel frattempo la stava affiancando nell’inchiesta, avevano in mano nuovi elementi investigativi che potevano far ipotizzare due nuovi reati, quelli di associazione per delinquere e riciclaggio. I due magistrati chiesero nuovamente a Ferrara e Toro di autorizzare le intercettazioni, ma l’autorizzazione venne negata.

Infatti la richiesta fu ritenuta «debole» da Ferrara e Toro. La Cocomello ha detto che i due ritenevano «debole» soprattutto la richiesta di intercettare Mauro Della Giovampaola. L’imprenditore fu quindi «depennato» dalla Cocomello e da Colaiocco.

La Cocomello ha rivelato infine un particolare che era ancora “inedito”, e un incontro di “coordinamento investigativo” richiesto da uno dei pm di Firenze, Luca Turco, alla Cocomello e a Colaiocco: «Turco ci invitò a non eseguire perquisizioni e ci comunicò che la Procura aveva formulato una richiesta di custodia cautelare per reati di nostra competenza. Non ci comunicò i nominativi e noi non insistemmo».