Inchiesta G8: spunta un prestanome dietro l’acquisto della casa di De Carolis

Pubblicato il 11 Maggio 2010 - 20:59 OLTRE 6 MESI FA

Una nuova tranche di assegni da 562mila euro, firmati dal ‘riciclatore’ di Diego Anemone, l’architetto Angelo Zampolini, e un probabile prestanome che ha acquistato ufficialmente per soli 390mila euro un appartamento di cinque camere a Roma, a due passi da piazzale Flaminio.

In attesa che il tribunale del riesame decida se la competenza ad indagare sulla cricca degli appalti debba essere di Perugia o di Roma, i magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi continuano a scoprire pezzi di un puzzle che è ancora lontano dall’essere definito.

Ed è molto probabile, visto che la decisione del tribunale del riesame non arriverà prima di venerdì, che salti l’interrogatorio dell’ex ministro Claudio Scajola, fissato proprio per il 14. L’obiettivo dei pm è chiaro: ricostruire il percorso del denaro che, scrivono nella richiesta d’arresto per il commercialista Stefano Gazzani e per il funzionario pubblico Claudio Rinaldi, dalle mani di Anemone e attraverso Zampolini – colui che si occupava di “investimenti finanziari in immobili con intestazione a favore di terzi” – era destinato alla “remunerazione dei pubblici ufficiali”.

Denaro proveniente dai conti di Zampolini ma anche dai 30 (di cui 23 ancora attivi) intestati nella banca delle Marche alla segretaria dell’imprenditore, Alida Lucci.

In questo quadro gli accertamenti delegati al nucleo tributario della Guardia di Finanza hanno già dato i primi esiti e in procura a Perugia c’é la certezza che una nuova operazione da 562mila euro sia stata compiuta da Zampolini, trasformando denaro contante – secondo gli inquirenti sempre di Anemone – in assegni circolari. L’operazione risale al luglio del 2004 e, secondo quanto si apprende, in questo caso i soldi non sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di un immobile ma per una ristrutturazione. Ma non solo.

I militari della Guardia di Finanza hanno infatti scoperto che oltre alle quattro operazioni sospette già venute alla luce – l’acquisto da parte dell’ex ministro Claudio Scajola dell’appartamento fronte Colosseo, le due case comprate dal generale della Gdf Francesco Pittorru e quella acquistata dal figlio di Angelo Balducci, Lorenzo – ce ne è una quinta che viene definita in ambienti investigativi “molto interessante”.

Si tratta della vendita di un appartamento in via Emanuele Gianturco 5 a Roma. A vendere sono Maurizio De Carolis e Daniela Alberti, ufficialmente giardinieri, mentre a comprare è tale Alberto Donati, dirigente, nato a Montevarchi (Arezzo), il 22 giugno del 1958. Un prestanome secondo gli inquirenti, che vogliono ora sapere chi si celi dietro l’acquisto.

L’atto di compravendita è redatto dal solito notaio Gianluca Napoleone, lo stesso che ha firmato le altre quattro operazioni immobiliari realizzate con fondi portati da Zampolini. Il 7 luglio 2004 (il giorno dopo il rogito firmato da Scajola), si legge nell’informativa della Gdf, Zampolini si presenta nella filiale 582 di Roma della Deutsche Bank con 520mila euro in contanti e chiede l’emissione di 52 assegni circolari da 10mila euro intestati a Maurizio De Carolis. Lo stesso giorno, nello studio del notaio Napoleone, De Carolis vende la casa ad Alberto Donati.

Si tratta, è scritto nell’atto, di un appartamento “al piano secondo, distinto con il numero 12, composto da 5 camere ed accessori…con annessa cantina posta al piano sotterraneo”. La cifra ufficiale di vendita riportata sul contratto è di 390mila euro: 150mila la parte venditrice dichiara “di averli ricevuti prima d’ora dalla parte acquirente”, mentre altri 240mila dovevano essere versati entro il 30 luglio del 2004. Per gli investigatori si tratta dell’ennesima operazione portata a termine dalla cricca.