“Insulti a coppia gay in vacanza”: stavolta l’episodio di omofobia è una bufala

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Agosto 2013 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA
"Insulti a coppia gay in vacanza": stavolta l'episodio di omofobia è una bufala

“Insulti a coppia gay in vacanza”: stavolta l’episodio di omofobia è una bufala

MARSALA (TRAPANI)  – Il pomeriggio del 12 agosto una mail arriva alle maggiori agenzia di stampa. L’oggetto a lettere maiuscole non lascia spazio a interpretazioni: “MI HANNO DISCRIMINATO AL VILLAGGIO TURISTICO DI MARSALA PER LA MIA OMOSESSUALITA'”. Ad averla scritta è Alessio Conte, 42 anni,un  barbiere di Frosinone in vacanza  all’Hotel Delfino di Marsala nel trapanese con il suo compagno Diego.

Questa volta però si tratta di una notizia bufala. E si scopre così che anche episodi di omofobia, a volte, si trasformano in bufale. Scrive Federico Bitti su Repubblica:

“Alessio denuncia senza mezzi termini di ‘essere oggetto di scherno,  dispetti e insulti da parte di altri ospiti del villaggio’.  Trattati come ‘rare bestie’ scrive,  raccontando di ‘risatine,  toccatine di orecchie’.  Ghettizzati, scherniti e umiliati si legge nella mail: ‘Ogni volta che entriamo in piscina la gente si allontana’. Una vera e propria persecuzione che arriva alle minacce: ‘Abbiamo cominciato  a ricevere sotto la porta bigliettini ingiuriosi e minatori con scritte del tipo:  “Andate via brutti froci! Vergognatevi!!! La nostra omosessualità turba i nostri figli ! Andatevene!””. 

“La notizia viene lanciata dalle agenzie Ansa, Agi, Adnkronos e Italpress e molti siti di informazione e di associazioni “Glbt” (gay, lesbo, bisessuali e trans n.d.r) la riportano. L’ennesima denuncia di comportamenti omofobi trova spazio online anche sull’onda del tragico gesto di un ragazzo gay romano – citato nella mail di Alessio –  che solo 24 ore prima si era tolto la vita perché incapace di affrontare la famiglia, gli amici a causa di un orientamento sessuale troppo faticoso da condividere.
Le parole pesanti e i gesti odiosi  subiti da Alessio e il compagno meritano una verifica  e Repubblica si mette in contatto con l’albergo chiedendo conferma della presenza dei due uomini nella struttura ma – ecco la  prima falla della storia –   l’hotel Delfino nega di aver Alessio e il suo compagno come ospiti. I nomi non sono nel registro, non sono presenti nella struttura né lo sono mai stati.  La direttrice Tania  Clemenza ci tiene a precisare che nella stanza indicata dalla coppia –  al telefono all’Ansa  – non sono presenti due uomini”.

“Il mistero si infittisce e riusciamo  a metterci in contatto telefonico con Alessio che al telefono conferma la storia  e  ‘parla di atmosfera irrespirabile’ e di continui attacchi in spiaggia, in piscina . Chiediamo ad Alessio di fornirci immagini, non del suo volto ma  almeno dei biglietti minatori o semplicemente della struttura, della porta dove venivano recapitati gli odiosi messaggi.  La presunta vittima prende tempo ‘le invierò più tardi’ ci scrive. Per quanto velocissimo a recapitare una denuncia ad almeno 5 agenzie di stampa,  Alessio appare  in difficoltà a inviare via mail o sms un paio di scatti. In redazione infatti non arriveranno mai”. “Chiediamo di parlare anche con Diego, il compagno, ma  secondo Alessio è troppo arrabbiato e sconvolto dall’accaduto per ascoltarci anche solo per un minuto. Nel frattempo, l’hotel Delfino, giustamente allarmato di leggere online il proprio nome accostato a una  brutta parola come omofobia,  si mette in contatto con l’uomo e chiede un appuntamento per chiarimenti. Assediato telefonicamente  dalla dirigenza dell’albergo, Alessio si scusa, promette una smentita  che manderà un comunicato di smentita e da un appuntamento al quale non si presenterà mai”.   “C’è un altro dettaglio – il definitivo:  al telefono Alessio aggiusta il tiro: “Non eravamo in albergo ma in un villino adiacente” che ha accesso alla piscina il “495”. Peccato – ci conferma l’Hotel delfino che i villini nel villaggio non siano identificati con numeri ma con lettere. Ricontattiamo Alessio che nel frattempo, dice di aver lasciato Marsala e di trovarsi a Palermo ma non ci da modo di fare altre domande, perentorio ci dice  “richiamatemi tra un’ora”. Poi l’sms, l’ultimo che riceviamo:  “Grazie ma il mio compagno è molto contrariato e non vuole che parli più con giornalisti””. “Insomma il sedicente Alessio ha tirato in ballo una struttura alberghiera dove non è mai stato, non ha fornito prove della sua presenza, promette ma poi non invia materiale per corroborare una denuncia pesante, con la stampa conferma ma con l’albergo si scusa anticipando una smentita che non arriva ma poi si rende irreperibile. Gli elementi di una fandonia montata ad arte ci sono tutti considerando tra l’altro che curiosamente l’hotel Delfino appare tra le strutture più gay friendly della zona in molti portali turistici.  Impossibile stabilire cosa ci sia davvero dietro la falsa denuncia di Alessio: un detrattore dei mezzi di informazione o un concorrente dell’hotel Delfino intenzionato a infangarne il nome”.
Fingersi vittima di un’intimidazione è vergognoso, conclude Repubblica. E farlo all’indomani della morte di un adolescente è ingiustificabile aggiunge giustamente Bitti che conclude

“L’odio per la diversità che sia di genere, di razza o dettato dall’orientamento sessuale non fa ridere né farà mai ridere nessuno. E gli autori della presunta burla ora rischiano una denuncia dall’hotel”.