Intercettazioni Coop, imprenditore conferma: “Mettemmo le microspie”

Pubblicato il 14 Gennaio 2010 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA

La Coop chiese ad una ditta di installare “cimici” nei telefoni aziendali e spiare i suoi dipendenti: la conferma alla notizia pubblicata da Libero è arrivata da un imprenditore milanese. L’imprenditore lavora per un’azienda nel milanese che si occupa di tecnologie elettroniche e progettazione/installazione di sistemi di sicurezza.

L’uomo, intervistato sempre dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ha confemato di essere stato contattato da esponenti “di spicco” dell’azienda per effettuare dei lavori in alcune sedi lombarde della catena. E conferma di aver dato loro anche un cd che conteneva i file con le conversazioni spiate.

Solo per la “pulizia” dei file, che non si sentivano bene, l’imprenditore ha rivelato di aver ricevuto «280 mila euro». L’uomo ha affermato che il progetto pilota fu quello che riguardò la Coop di Vigevano nel 2004: in questa filiale furono messi sotto controlli i telefoni. Nel 2007, poi il progetto si estese anche alla Coop “La Torre” di Milano, dove però l’opera fu “ampliata” con l’installazione di telecamere.

I nomi dei dirigenti coinvolti sono quelli che erano già comparsi su Libero, e cioè Massimo Carnevali, allora responsabile sicurezza di Coop Lombardia, e Daniele Ferrè, direttore sviluppo e affari istituzionali di Coop Lombardia.

Anche la Cgil ha chiesto, per bocca di Susanna Camusso, che sulla vicenda sia fatta chiarezza.