Intercettazioni Lavitola-Tarantini, il Pdl chiede ispettori in Procura

Pubblicato il 9 Settembre 2011 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA

Gianpaolo Tarantini (Foto Lapresse)

ROMA – “Me ne vado da questo Paese di merda”, “di me al massimo posso dire che scopo”, “Lavitola non tornare in Italia, resta all’estero”. Quante volte nelle intercettazioni del caso Lavitola-Tarantini abbiamo sentito la voce di Berlusconi, che risponde, si sfoga, dà soldi, commenta fatti noti come lo scandalo P4. E quante altre abbiamo letto del duo Lativola-Tarantini che si industria per ottenere soldi dal primo ministro? Ma, sostiene il Pdl, quelle intercettazioni non dovevano uscire dalla Procura di Napoli (e tantomeno finire in pasto ai giornalisti) perché non erano state ancora depositate e quindi non erano arrivate alle parti.

Per questo i deputati Pdl Enrico Costa e Manlio Contento hanno chiesto al ministro della giustizia Nitto Palma di mandare subito un’ispezione alla procura di Napoli per la fuga di notizie.

La pubblicazione di queste intercettazioni, scrivono, riguarderebbe tra l’altro solo contenuti ”specifici e parziali”. Cosa che porterebbe a ritenere che ”la fuga di notizie possa essere stata favorita in modo da danneggiare, attraverso il rilievo dato alle notizie, proprio la vittima dei reati contestati agli indagati e cioè il presidente del Consiglio”.

”Per l’ennesima volta i mezzi di comunicazione hanno riportato il contenuto di stralci di atti di indagine compiuti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli”, scrivono i parlamentari. ”Numerosi quotidiani, infatti, hanno riportato parte di una conversazione telefonica intervenuta tra Valter Lavitola, attualmente indagato dalla medesima procura, e il presidente del Consiglio, conversazione che sarebbe avvenuta appena il 24 agosto 2011”. Il riferimento è alla pubblicazione da parte dell’Espresso dello scambio telefonico in cui Berlusconi consigliava a Lavitola di restare all’estero, pochi giorni prima che la Procura chiedesse il suo arresto. Conversazione, per altro, smentita dagli avvocati del premier.

”Altrettanto – aggiungono – risulta accaduto in relazione alle informazioni testimoniali rese agli inquirenti, pochi giorni orsono, dalla segretaria del capo del governo Marinella Brambilla”. ”Infine – proseguono Costa e Contento – la stessa situazione risulta essersi verificata con riferimento alle recenti dichiarazioni testimoniali rilasciate allo stesso ufficio dall’avvocato Giorgio Perroni”. Ma ”dalle informazioni in possesso degli interroganti, gli atti di indagine concernenti tutti i casi riportati non risultano essere stati ancora depositati, conseguentemente non dovrebbero essere a conoscenza di terzi essendo nell’esclusiva disponibilità e custodia degli Uffici della Procura della Repubblica di Napoli”.

Il caso merita dunque ”l’attenzione del ministro della Giustizia e del Servizio Ispettivo allo scopo di accertare se sussistano eventuali responsabilità nella gestione del procedimento ed in particolare del fascicolo contenente gli atti di indagine sopra richiamati”. Costa e Contento chiedono dunque al Guardasigilli ”se non ritenga doveroso disporre urgentemente l’ispezione presso gli uffici della Procura di Napoli per accertare i fatti allo scopo di avviare le iniziative di legge nei confronti di eventuali responsabili”.

Un primo passo viene fatto dal ministro della Giustizia che in un comunicato annuncia “accertamenti preliminari” sulla presunta fuga di notizie. Il ministro chiederà alla procura napoletana informazioni scritte.