Roma, rapporti sospetti con lo Ior: la procura indaga su 10 banche

Pubblicato il 31 Maggio 2010 - 20:07| Aggiornato il 1 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

La sede dello Ior, in Vaticano

Conti i cui veri titolari sono per ora sconosciuti e “protetti” dallo “schermo” dell’Istituto Opere di religione (Ior). L’inchiesta della procura di Roma partita circa un anno fa ed incentrata su un conto, nella disponibilità della banca Vaticana, in un’agenzia della Banca di Roma, ora Unicredit, si estende ad altri rapporti tra istituti di credito italiani, almeno una decina, e lo stesso Ior.

Dietro questi accertamenti il sospetto di violazioni di norme antiriciclaggio. Il procuratore aggiunto Nello Rossi ed il sostituto Stefano Rocco Fava vogliono vederci chiaro dietro un giro di bonifici milionari e di assegni dei quali non si capisce chi siano gli autori e, soprattutto, i destinatari. Il fascicolo processuale è per il momento contro ignoti e non riguarda l’istituto della Santa Sede, sul quale la magistratura italiana non ha competenza ad indagare, ma esclusivamente le banche italiane.

A segnalare agli investigatori del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza la possibile non trasparenza della titolarità dei conti correnti era stata l’Unità di informazione finanziaria, struttura di “Financial intelligence” della Banca d’Italia. In particolare, era stato accertato che il conto sospetto fu aperto nel 2003 presso la filiale della Banca di Roma di via della Conciliazione, al confine con le Mura Leonine. Su quella provvista sarebbero transitati, protetti dalla discrezione che caratterizza la finanza vaticana, milioni di euro. Un flusso di danaro, è l’ipotesi di lavoro degli inquirenti, che potrebbe configurare una violazione delle norme antiriciclaggio, tra cui quella sulla trasparenza della titolarità dei conti.

Il sospetto di chi indaga, in sostanza, é che dietro la sigla Ior, che costituisce secondo gli investigatori “uno schermo opaco”, si possano celare persone fisiche o società che, attraverso questi conti, hanno costituito un canale per il flusso di risorse. Da qui l’analisi di rapporti analoghi tra altri istituti di credito e lo Ior. E nel quadro delle attività avviate le fiamme gialle avrebbero già accertato qualche caso di fittizia intestazione dei conti.