Isernia, adescava preti gay su internet: “Chiedevo soldi per togliermeli di torno”

Pubblicato il 19 Agosto 2011 - 18:20 OLTRE 6 MESI FA

ISERNIA – Prima la conoscenza, di persona o più spesso via Facebook, poi gli incontri sessuali. Infine, l’estorsione, almeno secondo l’accusa. Per questo Giuseppe Trementino, 30 anni, è stato arrestato lo scorso 26 luglio a Bagnoli del Trigno (Isernia) insieme al 35enne Diego Caggiano. L’accusa è di aver ottenuto denaro tramite minaccia a numerosi parroci omosessuali adescati via web. Lui ora racconta la sua verità al settimanale Panorama, tramite il suo avvocato: “Io lavoro per un corriere espresso – spiega Trementino –. Nel dicembre scorso sono andato a fare una consegna, ho chiesto un indirizzo al parroco del posto e lui da subito ha iniziato a farmi degli apprezzamenti. Ci siamo scambiati i numeri di telefono, poi ci siamo sentiti e mi ha invitato a casa sua, dove abbiamo fatto sesso. Da quel momento, io e questo prete abbiamo iniziato a frequentarci. Lui si era offerto di comprarmi un’auto e mi aveva chiesto di andare a vivere a casa sua”.

A maggio il sacerdote lo denuncia, dopo avergli corrisposto 6.700 euro – le offerte dei fedeli alla parrocchia – per mettere a tacere uno scandalo. “Io non sapevo nulla – continua Trementino – L’ho visto l’ultima volta a giugno, in canonica. Lui mi ha abbracciato, mi ha baciato in bocca, mi ha toccato le parti intime e mi ha detto: ‘Crocifiggimi’. Poi mi ha messo 100 euro in tasca”.

Ma nella vicenda si inserisce un secondo prelato. “Ho conosciuto questo prete su Facebook, mi ha contattato lui. Poi mi ha invitato ad andare a Roma con lui per tre giorni, in un albergo all’ombra del Cupolone. Mi ha comprato un biglietto ferroviario e mi ha inviato 300 euro. Con quei soldi voleva che comprassi cannabis, alcol, preservativi e lubrificanti. Io ero rimasto così impressionato che dopo questa richiesta ho chiuso ogni rapporto”. Da allora sarebbero decine i preti che lo avrebbero contattato. Trementino si definisce addirittura “preso d’assalto” e confessa di aver scambiato messaggi erotici con “almeno una trentina di loro. Ci si trovava su Facebook e poi si passava su Messenger, dove io vedevo loro e loro vedevano me. Io iniziavo a parlare con linguaggio erotico e loro si spogliavano e si masturbavano”.

Loro lo trovavano, o era lui ad adescarli per poi minacciare di svelare tutto se non lo avessero pagato (come sostiene l’accusa)? “Io non ho mai adescato nessuno erano loro che si passavano la voce e mi contattavano. Arrivavano anche cinque richieste al giorno, da tutta Italia, perfino una dalla Francia. Mi sembrava di essere finito in una specie di rete di perversione”. Lui ammette di aver chiesto denaro: “Le richieste di soldi erano un modo per togliermeli di torno, la loro insistenza era diventata asfissiante. Credetemi, io sono vittima di un mondo che non conoscevo e che mi ha fagocitato. Sono rimasto impressionato, sono disgustato”.