Isis a Lecco, poema bomba da Siria: “Ascolta sceicco e…”

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Aprile 2016 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA
Isis a Lecco, poema bomba da Siria: "Ascolta sceicco e..."

A destra Abderrahim Moutaharrik, a sinistra Abderrahmane Khacia

MILANO – “Fratello, ascolta lo sceicco e colpisci![…] fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo “Allah Akbar”!”. E’ l’invito a colpire in Italia che Mohamed Koraichi, già nelle file Isis insieme alla moglie foreign fighter italiana e ai suoi tre figli piccoli, faceva non più tardi di un mese fa ad Abderrahim Moutaharrik, il jihadista pugile arrestato ieri, 29 aprile, in provincia di Lecco. Moutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di kickboxing in Italia e all’estero nonché padre della famiglia di aspiranti terroristi era pronto a partire da Lecco con la moglie Salma Bencharki e i loro figli piccoli di appena 2 e 4 anni.

Gli audio intercettati dagli investigatori vengono scambiati via Whatsapp. In Italia il pugile Moutaharrik, in Siria il foreign fighter Koraichi. Era il 25 marzo scorso, appena tre giorni dopo gli attentati di Bruxelles, quando Koraichi invita il jihadista pugile “a passare all’azione commettendo un attentato in Italia, dopo avere esaltato quanto avvenuto in Belgio”. Tempo pochi giorni e arriva quello che gli inquirenti hanno chiamato il “poema bomba”,  l’ordine di agire direttamente da un misterioso “sceicco” (non ancora identificato), probabilmente una figura di vertice del sedicente Califfato. “Questa poesia – si ascolta nell’audio – te la dedica lo Sceicco appositamente dalla terra del Califfato a Roma (…) dove arriveremo (…) Ascolta lo Sheico Colpisci! dalle tue palme, eruttano scintille, e sgozza, che con il coltello, è attesa la gloria, fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo Allah Akbar”.

Moutaharrik, come risulta sempre degli atti, si dice pronto ad esaudire la richiesta di quella voce cantilenante: “Per questi nemici giuro, se riesco a mettere la mia famiglia in salvo, giuro sarò io il primo ad attaccarli (…) in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l’attacco, nel Vaticano con la volontà di Dio”. L’unica richiesta di Moutaharrik a Koraichi, che si prende in carico anche la sua istanza di tazkia, la richiesta di accreditamento per unirsi con tutta la famiglia allo Stato islamico, è quella, però, di mettere al riparo i bimbi nei territori occupati dal Daesh, prima di agire: “Voglio almeno che i miei figli crescano un po’ nel paese del Califfato dell’Islam”.

Così per la prima volta nelle carte di un’inchiesta antiterrorismo in Italia, spunta una richiesta diretta dalle zone di guerra dell’Isis nei confronti di un affiliato italiano, il quale per tutta risposta si dice pronto a colpire anche “in Vaticano”. E’ l’elemento più significativo e inquietante che emerge dalle indagini che dà ancora più peso alla strategia dei “lupi solitari“, chiamati alla “macellazione e uccisione” degli “infedeli” in Europa per “spaventare e terrorizzare”, come si legge nell’ordinanza del gip Manuela Cannavale, c’è anche

Tra l’altro, come si legge nell’ordinanza, “già in passato” il pugile e presunto jihadista “aveva pensato di agire” ma senza riuscire a recuperare le armi desiderate. “Voglio picchiare (inteso come colpire e far esplodere, ndr) Israele a Roma”, diceva, infatti, intercettato lo scorso 6 febbraio, parlando con Abderrahmane Khachia, anche lui arrestato e fratello del “martire” Oussama Khachia, foreign fighter morto in Siria. Nella conversazione, in particolare, Moutaharrik faceva riferimento “ad un suo disegno per compiere un attentato all‘Ambasciata di Israele” chiarendo “di avere contattato un soggetto albanese per procurarsi le armi, non riuscendo nell’intento”.

Dalle carte, inoltre, viene a galla “più sfumata” anche “la volontà” dell’amico Abderrahmane Khachia di “colpire” la Questura di Varese. Sempre dagli atti, infine, si delinea il ritratto di donne che tanto quanto gli uomini inneggiano alla jihad e al martirio. Così quando Moutaharrik dice alla moglie Salma Bencharki “metti caso che sono lì, ammazzo uno, anche se vengo ucciso almeno sono pari”, la donna risponde “sì sei alla pari”. E sulla stessa linea sono i messaggi quasi intimidatori che Alice Brignoli, moglie di Koraichi, lancia a sua madre che ha denunciato la scomparsa della figlia e dei tre nipotini: “Mamma guarda di non parlare di noi con altri (…) con le persone dì solo che non sai niente (…) qui ho tante sorelle con cui stare, sorelle venute da tutto il mondo (francesi, inglesi, tedeschi, indonesiani, olandesi etc .. ) siamo molto unite”.

Infine c’è l’attività di Wafa Koraichi: era lei che, oltre a fare proselitismo, sarebbe stata interpellata e avrebbe procurato la “la tazkia” ai co-indagati, una sorta di accreditamento necessario per diventare soldato dell’Isis. Perché ora, per evitare infiltrati, bisogna fornire al Califfato le credenziali per ottenere, dopo un’attenta valutazione, una sorta di autorizzazione per fare parte delle milizie del terrore.