Istat, sulle strade italiane cala il numero delle vittime. Vie cittadine più pericolose delle autostrade
Sulle strade italiane si muore sempre di meno, ma le cifre rimangono comunque allarmanti: ogni anno, infatti, le vittime di incidenti sono circa 5000.
Un numero che rende le strada la principale causa di morte per i giovani al di sotto dei 4o anni.
Secondo i dati Istat, presentati a Rimini al convegno «Il valore quotidiano della vita» del meeting per l’Amicizia, infatti, le vittime della strada, negli ultimi dieci anni sono passate da 6.226 a 5.131.
Un trend positivo, in linea con gli altri paesi europei, che sembra confermato anche nel 2008, che ha fatto registrare 4.739 morti e dai primi 5 mesi del 2009 (919 vittime rispetto alle 1.156 dello stesso periodo dell’anno precedente).
A morire, sulle strade, rimangono soprattutto gli utenti «deboli»: pedoni, ciclisti e soprattutto motociclisti, coinvolti in media, nel 30% degli incidenti.
Secondo le stime del ministero dei trasporti, il numero degli incidenti potrebbe calare dell’11% e le vittime del 20%. L’obiettivo rimane quello di non superare, entro il 2010, il tetto posto dall’Unione europea di 3.550 morti.
A morire, sulle strade, sono soprattutto gli uomini: nel 2007, infatti, dei 5131 decessi, ben 4.126 hanno riguardato uomini. La fascia d’età più colpita, invece, è quella tra i 21 e i 39 anni.
Sempre elevati i costi sociali dei sinistri: 30,4 miliardi di euro (la proiezione sul 2008 è di 28,9) fra perdita della capacità produttiva (circa 10 miliardi), costi umani (oltre 4 miliardi), costi sanitari (653 milioni) e danni materiali (quasi 15 miliardi).
Il costo sociale medio per ogni deceduto ammonta a 1.300.000 euro, mentre per ogni ferito di 26.000 euro.
Contrariamente a quanto possa sembrare, secondo l’Istat, strade urbane e secondarie sono molto più pericolose delle autostrade: il numero delle vittime, sulle vie cittadine, è addirittura quattro volte superiore a quello delle autostrade a pedaggio.