Il vaccino lo chiedono tutti, la richiesta sale da ogni telegiornale e tutti lamentano che il vaccino non c’è e non si trova. Però nessuno – o quasi- si vaccina per l’influenza A. In Italia sono finora circa 80 mila le persone vaccinate, poco più dello 0,1 per cento della popolazione.
La psicosi da virus H1n1 ha contagiato le Regioni e le aziende ospedaliere, le richieste per le forniture dell’antidoto per combattere quella “pandemia pericolosa” che poi si è rivelata meno letale di una normalissima influenza stagionale, sono aumentate di ora in ora. A guardare i dati dei primi giorni di novembre in Emilia Romagna consegnate 79 mila dosi, in Campania 135 mila, nel Lazio 228 mila e via dicendo. Eppure ne servono ancora. Per far cosa se nessuno si vaccina?
In rete si sono moltiplicati i siti e i forum pronti a elargire perle di saggezza in materia e per rispondere alle domande più frequenti della gente, bombardata di informazioni contrastanti: conviene fare il vaccino? Quali sono gli effetti collaterali? Se non si rientra nelle categorie prioritarie è più sicuro farlo?
Il punto è questo: se è una normale influenza, perché vaccinare tutti? La fame di nuove dosi è stata messa a tacere a partire dal 12 ottobre, data in cui è partita la distribuzione. Con la terza fase, che si è conclusa domenica 8 novembre, «sono state distribuite alle Regioni complessivamente quasi 2,5 milioni di dosi» di siero pandemico. Nel frattempo, sono state già comunicate alle Regioni le quote di vaccino che saranno oggetto delle consegne programmate fino al 20 novembre prossimo, quando saranno consegnate oltre 3,7 milioni di dosi.
Le Regioni sono state sollecitate a vaccinare con maggiore rapidità «le donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza e i soggetti dai 6 mesi ai 64 anni appartenenti alle categorie a rischio per patologie preesistenti, con priorità assoluta per i bambini».
I contagiati sono almeno 785 mila e se fosse pericolosa sarebbero già stata un’ecatombe: invece i morti sono stati poco più di trenta e praticamente tutti deceduti per malattie pregresse all’avvento del virus. La percentuale delle vittime legate all’influenza A è lo 0,0039% dei malati contro lo 0,2 della normale influenza.
Eppure le corsie del pronto soccorso degli ospedali italiani sono state letteralmente prese d’assalto, come se tutti, oltre che impauriti e desiderosi di un tampone rivelatore che scongiuri la presenza del virus, pretendessero anche di essere vaccinati.
Il viceministro alla Salute, Fazio, ha cercato di correre ai ripari invitando la gente ad andare dal proprio medico piuttosto che affollare le strutture. A quasi un mese dall’arrivo del freddo autunnale e del conseguente avvento dell’influenza e ancora del panico da influenza, sono stati acquistati dall’Italia 24 milioni di vaccini contro l’influenza A.
Di questi, «10 milioni sono in corso di consegna e saranno consegnati entro il 31 dicembre, mentre la restante quota sarà consegnata entro i primi mesi del 2010», ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito. Ma la gente non si vaccina.
Sarà dovuto al timore per le componenti “dannose” tanto citate su internet? A chi cercasse informazioni ufficiali anche a questa possibile motivazione c’è una risposta che arriva dall’Organizzazione mondiale della Sanità: «Tutti i rapporti sui vaccini finora ricevuti, sia nei test clinici che dopo le vaccinazioni di massa, hanno mostrato che il profilo di sicurezza di questi vaccini è buono e molto simile a quello dei vaccini per l’influenza stagionale», ha riferito l’esperta dell’Oms, Marie-Paule Kieny.
Insomma il vaccino sarà pure sicuro, abbondante nelle dosi ed efficace, ma nonostante la paura nessuno se lo fa. A conti fatti, fa più paura il vaccino che l’influenza.
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