Sono poco più di 4 milioni. La metà sono donne. E, col passare del tempo sono sempre più giovani. Ecco l’esercito, di anno in anno più numeroso, degli italiani residenti all’estero, dal Sudamerica alla Germania, dagli Usa alla Germania. Lo ha analizzato il rapporto annuale ‘Italiani nel mondo’ stilato dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi a Roma. Un documento che, come evidenziato dal direttore generale di Migrantes mons. Giancarlo Perego, dimostra come l’Italia sia ancora ”un Paese di emigrazione”.
Anche perché, oltre ai 4.028.370 di iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, un numero sempre maggiore di laureati e ricercatori va via dalla penisola in cerca di occupazione. E di rado rientra in patria. Il rapporto mostra come nel 2010 gli italiani all’estero siano aumentati di 113mila unita’ rispetto all’anno precedente e di 1 milione rispetto al 2006 e, attualmente, hanno un’incidenza del 6,7% sulla popolazione totale residente in Italia. Il 55,6% di questi e’ emigrato realmente dal proprio Paese; il 37% è invece nato in terra straniera.
Quella italiana è un’emigrazione euroasiatica, tanto che Argentina e Germania sono rispettivamente il primo e il secondo Paese a registrare il piu’ alto numero di italiani registrati (oltre 600mila). Il flusso emigratorio contemporaneo non e’ certo paragonabile a quello di mezzo secolo fa. Tuttavia, secondo Migrantes, ogni anno ci sono circa poco piu’ 50mila nuove partenze, cifra superiore ai flussi di ritorno. Poi ci sono gli oriundi, una vera e propria ‘altra Italia’ con 80 milioni di unita’ dislocate in buona parte in Brasile, Argentina e Stati Uniti.
Quella di oggi è soprattutto ”un’emigrazione giovanile e questo fa pensare alla necessità di politiche universitarie, di rafforzare tutti i programmi di ricerca in atenei e imprese”, ha spiegato mons. Perego. Il rapporto, infatti, conferma la ‘fuga dei cervelli’ dal nostro Paese negli ultimi anni e rivela che l’estero ‘ruba’ i più bravi all’Italia. Non ci sono dati ufficiali, ma secondo la graduatoria ‘Top Italian Scientist’, che misura il grado di performance degli scienziati nostrani, solo 7 italiani su 10 lavora in Italia e il 60% di quelli collocati alle posizioni piu’ alte si trova all’estero.
I ricercatori italiani nel mondo, secondo un’indagine recente del Cnr, non sono piu’ giovanissimi. Hanno perlopiu’ tra i 30 e i 40 anni, quasi tutti hanno mantenuto la cittadinanza italiana anche se poco meno della meta’ risiede nel Paese in cui lavora attualmente ormai da dieci anni. Sono persone con un’alta istruzione e formazione che pero’ nella propria terra d’origine non avevano un lavoro. E, per gran parte, non hanno intenzione di ritornarci.