Jesolo, foto sorridente davanti allʼepigrafe di uno dei ragazzi morti: “Picchiato, minacciato. Ora lascio il paese”

di FIlippo Limoncelli
Pubblicato il 22 Luglio 2019 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
jesolo, si scatta foto sorridente davanti all'epigrafe di uno dei ragazzi morti: picchiato e minacciato

La foto davanti all’epigrafe di uno dei ragazzi morti nell’incidente a Jesolo

JESOLO – Si è scattato una foto in cui si mostra sorridente davanti all’epigrafe di Giovanni Mattiuzzo, uno dei quattro ragazzi di 22 anni morti nell’incidente stradale avvenuto a Jesolo nella notte del 14 luglio. Il gesto di un uomo di 33 anni, padre di famiglia e titolare di un bar, ha attirato l’indignazione generale. Per quel post è stato oggetto di una spedizione punitiva messa in atto da tre sconosciuti che l’hanno picchiato davanti al suo locale a Musile di Piave. Ora, come da lui stesso rivelato al Gazzettino, è stato “costretto” a lasciare il paese in cui vive: “Troppe minacce, lascio il paese e chiuderò il bar”.

“Non ho più vita. Ho già mandato via mia moglie e mio figlio perché temo per la mia e la loro incolumità. Ho ricevuto minacce social da tutta Italia. Ora cosa faccio? Ho la vita rovinata”, ha aggiunto l’uomo al quotidiano.

“La foto l’ha scattata e postata su Facebook un mio amico – racconta il 33enne – e il giorno dopo molte persone mi hanno telefonato segnalandomi che nello scatto c’era uno dei ragazzi vittima dell’incidente. La foto era stata scattata per far capire che ero stanco “morto” dopo 14 ore di lavoro, non ci ho fatto caso, non ho guardato l’immagine alle mie spalle. Non conoscevo nessuno di quei ragazzi e non seguo la cronaca. Quando mi sono accorto della figuraccia, ho contattato l’autore, fatto rimuovere tutto e pubblicato le nostre scuse, ammettendo l’errore: il tutto mercoledì 17 luglio verso le 11.30 subito dopo essermi accorto di chi era l’epigrafe nel tabellone”. 

Il post però diventò subito virale. “Qualcuno lo ha salvato sul telefono, lo ha ricondiviso a distanza di due giorni ed è venuto fuori il caos. Certo, mi assumo le mie responsabilità, so di aver sbagliato. Ma non è colpa mia se qualcuno ha voluto riaccendere quanto si era spento”, ha detto l’uomo. Se si fosse fermata lì avrei ancora l’attività e una vita normale perché avevo fatto rimuovere tutto in modo tempestivo. Forse avrei anche avuto modo di conoscere le famiglie sfortunate, magari chiedere scusa di persona, ma ora non posso più fare niente perché devo andarmene”.

“Si può pensare che la gente torni nel locale dopo che in rete mi è stato detto che merito di essere ammazzato di botte o bruciato con l’acido in piazza? Anche coloro che mi hanno picchiato mi hanno minacciato in modo pesante”, ha concluso il 33enne. (fonte IL GAZZETTINO)