Jihadisti d’Italia, i profili: il prof di Cagliari, l’Imam calabrese…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Agosto 2014 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA
Jihadisti d'Italia: il macellaio, l'imbianchino, l'immigrato di seconda generazione

Jihadisti d’Italia: il macellaio, l’imbianchino, l’immigrato di seconda generazione

ROMA – Jihadisti d’Italia: il macellaio, l’imbianchino, l’immigrato di seconda generazione. Sono terroristi “fatti in casa” (homegrown, in inglese), lupi solitari e spesso autodidatti della jihad (appresa su internet): i fondamentalisti islamici italiani che partono per i vari fronti o che restano in Italia per organizzare il reclutamento si contano a decine. C’è il macellaio della macelleria halal (il corrispettivo di kosher), l’insegnante di latino e greco, l’insospettabile imbianchino (fino a quando non si è fatto crescere la barba e imposto il velo alla moglie cubana), il padre di famiglia che è morto in Siria dove s’era portato il figlioletto di tre anni.

Virginia Piccolillo del Corriere della Sera racconta  diversi casi emblematici di jiadisti italiani, “foreign fighter” li definisce l’anti-terrorismo internazionale: storie di conversioni, di frustrazione e solitudine, ma anche di sincera adesione al radicalismo militante, di morte in terra straniera per realizzare il Califfato. Alcuni sono immigrati di seconda generazione cresciuti nel nostro Paese. Pochi nomi, soprattutto quelli dei morti, per non intralciare il lavoro delle forze dell’ordine. Alcuni partono, ma quando tornano sono considerati ancora più pericolosi perché portano la jihad all’interno dei confini.

Centauro Musa, calabrese, è una piccola star del web: è diventato imam. La rete è il luogo privilegiato per indottrinamento e primi rudimenti di tecnica jihadista.  Mohamed Jarmoune, operaio marocchino da 6 anni a Brescia, era stato addestrato su Internet: è stato arrestato mentre progettava un attentato alla moschea di Milano, era entrato in contatto con l’estremista araba olandese coinvolta nell’omicidio di Theo Van Gogh e con il forum dell’attentatore di TolosaDi Brescia è anche Anas Al Italy, il nomignolo in rete di Anas Al Aboubi, 20 anni, di origini marocchine: arrestato, quindi scarcerato, è sparito, presumibilmente in Siria con una cellula jihadista.

Il «professor Jihad» a Cagliari insegna in un liceo classico. Ma oltre alle traduzioni di latino e greco, si è molto dedicato a rendere in italiano materiale propagandistico del fondamentalismo islamico. Da dieci anni si è convertito all’Islam. Ed è sotto controllo perché ritenuto un possibile collegamento tra la rete italiana e i teorici jihadisti. Tra questi i Bonnie and Clyde della Jihad: Moez Garsallotti, tunisino fuggito in Belgio, e Malika El Aroud, sua moglie, condannata in Tunisia a otto anni di reclusione. Ma la manovalanza jihadista viene da ambienti culturali più semplici. Tra i personaggi sotto attenzione, ora in Siria, c’è un ragazzo che lavorava in una macelleria islamica e ha perso il lavoro. E diversi che gestivano piccoli esercizi commerciali costretti alla chiusura. In guerra cercano la loro rivalsa. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)