La D’Addario fermata dai vigili minaccia: “Ve la faccio pagare, bastardi”

Pubblicato il 25 Novembre 2009 - 16:18 OLTRE 6 MESI FA

Patrizia D’Addario è stata rinviata a giudizio dalla Procura di Bari per violenza e oltraggio a pubblico ufficiale e per calunnia. Tutto parte con la sua Lancia Y parcheggiata in divieto di sosta lungo via Sparano, la via dello shopping barese. Visto che il veicolo blocca il traffico, una pattuglia della polizia municipale decide di procedere con la rimozione forzata dell’auto; ma appena il mezzo sta per essere tirato sul carro attrezzi, ecco spuntare carica di pacchi e pacchetti la D’Addario che perde immediatamente le staffe.

Dopo aver tentato invano di fermare gli agenti, parte subito con le minacce: «Adesso vi faccio vedere come mi sento male e vediamo poi cosa fate, lasciatemi andare via, è meglio per voi». E ancora: «Chiamo i giornalisti e ve la faccio pagare cara, bastardi». Espressioni, come scrive il Pm barese che ha formulato l’accusa, di «tono molto concitato e minaccioso». Sul posto interviene anche un’ambulanza del 118, ma la D’Addario rifiuta ogni cura.

Successivamente, la escort più famosa d’Italia viene convocata al commissariato di polizia di Bari Nuova Carrassi, «al fine di eleggere domicilio e nominare il difensore di fiducia» perché denunciata. Dopo essere andata al commissariato, la D’Addario si fa portare dall’ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Di Venere dove dichiara: «Il mio stato di agitazione ed il mio malore sono dovuti al fatto di essere stata portata e trattenuta in una stanza del posto di polizia contro la mia volontà da persona sconosciuta e non in divisa».

«Tale affermazione veniva riportata nel “referto per l’autorità di polizia” redatto da quella struttura sanitaria dove le veniva riscontrato “agitazione psico motoria reattiva” con prognosi di giorni tre salvo complicazioni». Una ricostruzione che, a giudizio del Pm, configura il reato di calunnia, un reato per il quale il codice penale prevede pene severissime.