La giornata di ordinaria follia su un treno lombardo

Una giornata di ordinaria follia su un treno lombardo per raggiungere Milano.

di Luca Viscardi
Pubblicato il 14 Ottobre 2022 - 14:06 OLTRE 6 MESI FA
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Gente alla banchina del treno, foto Luca Viscardi

Ore 15 di un giorno autunnale qualunque. Con la prospettiva di un appuntamento a Milano, scelgo di usare il treno: solo un paio di giorni fa, il viaggio in auto da Bergamo allo Stadio di San Siro ha richiesto 3 ore, un tempo sufficientemente lungo per guardare la macchina con diffidenza.

La partenza dalla stazione di Bergamo

Arrivando alla stazione di Bergamo, una prima anomalia: il treno che di solito viaggio verso la stazione centrale ha come destinazione finale Milano Porta Garibaldi. Sul treno non viene effettuato alcun annuncio, non ci sono comunicazioni di servizio sulle motivazioni per cui viene effettuata questa deviazione, ma la differenza è minima, tutto sommato quasi più comoda, perché devo andare proprio in zona Garibaldi.

Bastano giusto un paio di ore per completare le attività e riprendere la strada di casa, mentre mi reco in stazione, apro l’applicazione di Trenitalia e compro un biglietto ordinario Milano Centrale – Bergamo. Sono le 17.55, sull’applicazione il treno è indicato in partenza per le ore 18.05, nessun avviso di variazione del percorso o di anomalie nella programmazione.

Passano pochi minuti, arrivo alla stazione centrale e sul grande schermo che riporta gli orari di partenza e i binari dei diversi treni, quello per Bergamo appare come CANCELLATO. Una rapida occhiata alla ricerca di qualcuno del personale, ma sulle banchine non si vede nessuno, mi avvicino al banchetto dedicato alle Frecce, ma ci sono code chilometriche.

La prima decisione è quella di buttarsi sulla metropolitana, in direzione della stazione Milano Lambrate, perché è quella da cui passano tutti i treni che vanno in direzione di Bergamo. Mentre mi avvio verso la fermata più vicina, chiamo il numero delle informazioni di Trenord, società partecipata che gestisce i trasporti locali in Lombardia.

Il tempo di attesa è così lungo che quando arrivo alla stazione di Lambrate, la gentile voce del centralino sta ancora ricordandomi che gli operatori sono tutti occupati: proprio mentre il primo addetto libero risponde, vedo dai cartelli presenti nella stazione di Lambrate, che in realtà il treno è stato DEVIATO, non cancellato ed è indicato in arrivo alle 18.23, con una ritardo di 10 minuti rispetto alla programmazione abituale.

Il treno partirà in ritardo

Poco male, il ritardo è in realtà un vantaggio, perché mi ha permesso di prendere il treno, che avrei altrimenti perso a causa del trasferimento tra le diverse stazioni. Alle 18.33, 10 minuti dopo l’orario annunciato, all’improvviso il treno viene annunciato in arrivo alle 18:39, ma a quella stessa ora, sul binario che dovrebbe essere utilizzato in direzione Bergamo, compare un treno con destinazione Mantova.

Le centinaia di persone presenti sulla banchina, il cui obiettivo era viaggiare in direzione di Bergamo, si riversano verso i sottopassaggi, perché i pendolari che ben conoscono gli orari sanno che alle 18:41 c’è un altro treno in arrivo, con la stessa destinazione finale.

Alle 18.50, non c’è traccia né del treno che era atteso alle 18:23, né di quello che si supponeva arrivasse alle 18:41: nel frattempo, sulla banchina della stazione si erano ammassate diverse centinaia di persone, più di quelle che il treno avrebbe potuto trasformare in condizioni normali. A quel punto decido che forse è meglio cercare un’alternativa e conosciuto immediatamente l’applicazione del servizio di Car sharing di regione Lombardia, e-Vai.

Raggiungere Milano con un’auto a noleggio

C’è una macchina disponibile a poche centinaia di metri, ma c’è un piccolo cavillo: un’auto che viene noleggiata a Milano, non può essere lasciata a Bergamo, va necessariamente riportata in città, nello stesso stallo. Lasciare l’auto Bergamo non è consentito dal regolamento, riportarla a Milano in un parcheggio diverso comporta un aggravio di costo di 5 euro.

Poiché il giorno dopo avrei dovuto comunque rifare lo stesso percorso, decido di noleggiare l’auto e nel frattempo di capire come fare per usare il biglietto appena acquistato in una data diversa. La prima idea è quella di chiamare Trenord, ma dopo una lunga attesa, con una discreta maleducazione e con un po’ di fastidio mi viene spiegato che, nonostante i treni siano gestiti da quella società, la biglietteria non ha niente a che vedere con la gestione dei biglietti.

Devo chiamare Trenitalia. Veloce ricerca su Google, la chiave di ricerca è “Assistenza clienti Trenitalia”, il primo risultato in bella vista, a caratteri cubitali, è il numero 892 021. Chiamo il numero e faccio una scoperta clamorosa: non solo c’è un costo alla risposta di qualche decina di centesimi, ma c’è anche un ulteriore addebito di un euro al minuto, cifra che si paga anche mentre si è in attesa.

Ovviamente, la tariffazione scatta all’inizio del minuto, quindi se si attende tre minuti e due secondi, vengono addebitati quattro minuti: quando avverto un suono che mi dice che è il momento di parlare con un operatore, il segnale è muto. Quando decido di riagganciare, mi arriva una notifica che mi segnala che ho appena pagato 4, 31 euro, cifra sborsata per chiedere informazioni su un biglietto da 5.80 euro.

E qui scatta la fase straordinaria: come indicato dal sito di Trenitalia, contatto l’assistenza su Twitter, che risponde automaticamente suggerendo di mandare un messaggio privato. Lo faccio e ricevo risposta che l’ufficio è chiuso e che per informazioni bisogna contattare il numero 892 021. Quello da un euro al minuto mentre si attende che qualcuno risponda, ovviamente ignoro il suggerimento. Solo questa mattina, a diverse ore di distanza, ricevo un messaggio che smentisce quello precedente, indicando un numero diverso da chiamare, questa volta è un telefono “normale” localizzato a Roma.

Telefono al numero 06.3000, dove una gentile signorina mi spiega che per avere un rimborso avrei dovuto recarmi alla biglietteria della stazione il giorno prima, per certificare l’assenza del treno. Di fronte le mie rimostranze, durante cui spiego che per superare la coda della biglietteria avrei probabilmente a dormito in stazione, ricevo la risposta che posso scrivere alla direzione regionale di Trenitalia.

Ma c’è un piccolo dettaglio: in Lombardia tale direzione non esiste. Quindi posso entrare sul sito di Trenitalia, scegliere una direzione in una regione limitrofa e inviare la mia richiesta di rimborso per il biglietto non utilizzato e la sua successiva riprogrammazione.

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Nel 2022 viaggiare in treno

Tutto bene, ma possiamo pensare di dover affrontare questo genere di calvario nel 2022? Un treno cancellato genera sicuramente un’informazione digitale, che viene immessa nei sistemi di Trenitalia: un biglietto che viene comprato in forma digitale scrive informazioni indelebili negli stessi sistemi.

Un semplice bottone all’interno della app per la richiesta di rimborso, che verifica l’effettivo stato del treno e risponde praticamente in tempo zero, sarebbe una soluzione meno costosa, più efficiente, più rispettosa per gli utenti.

Senza pensare al fatto, che nel momento in cui si installa un’applicazione come quella di Trenitalia, l’avviso “push” di eventuali variazioni si può diffondere con una semplicità addirittura elementare. Lo fanno le compagnie aeree, avvisando in tempo reale dei cambiamenti di gate all’aeroporto o di eventuali ritardi, perché non lo può fare Trenitalia? La risposta è una sola ed è molto semplice: competenza, quella che sembra aver dimenticato di prendere il treno.

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