Sagrestani in rivolta: “Basta lavorare in nero, vogliamo il contratto”

Pubblicato il 29 Marzo 2012 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – I sagrestani in rivolta contro il lavoro in nero. Loro. Perché dicono a Repubblica attraverso Maurizio Bozzolan, presidente nazionale del sindacato Fiudacs (Federazione italiana unioni diocesane addetti al culto sacristi) , di “noi sacristi regolarmente assunti, siamo pochi, troppo pochi. La nostra associazione, la Fiudacs è nata già nel 1970 ma gli iscritti sono 850 in tutto. A Milano, dove io lavoro, su mille parrocchie ci sono 85 sacristi regolari, e metà di loro sono pensionati”.

In Italia quasi ognuno delle 25.800 parrocchie ha un sagrestano. Un tempo, ricorda Repubblica, aveva una posizione precisa, dopo il parroco e il cappellano, ma adesso non è più così. Sono in pochi ad avere il conrtratto, 1.260 euro al mese e anche la quattordicesima, un mese di ferie e dieci giorni di congedo per “esercizi spirituali e aggiornamento liturgico-professionale”.

“Con la crisi che c’è, ha spiegato il presidente della Fiudacs a Repubblica, le domande di assunzione non mancano. Solo io ricevo almeno due o tre telefonate al giorno. Ieri mi ha chiamato un camionista che aveva perso il lavoro. Certo, prima di metterci alla ricerca, ci informiamo. A chi è stato a Messa l’ultima volta dieci anni fa, diciamo che quello del sagrestano non è il mestiere giusto”.

E precisa: “Nel contratto c’è scritto che il sacrista deve avere un ‘ottimo comportamento morale, religioso e civile’. Il nostro è un lavoro delicato. C’è il licenziamento per giusta causa ‘per diffusione di notizie riservate, conosciute in ragione di servizio, riguardanti l’attività pastorale e il ministero sacro svolto nella chiesa’. Ma la cosa più difficile è trovare nuovi posti di lavoro, anche perché certi preti, che hanno il sagrestano non in regola, da questa campana proprio non ci sentono. La nostra Confindustria si chiama Faci (Federazione tra le associazioni del clero in Italia) e ci dice sempre che le parrocchie non possono spendere tanto. Ci sono però anche le parrocchie ricche, con più di 10.000 fedeli, e anche quelle non ci ascoltano. Abbiamo chiesto alla Faci di fare un censimento dei sagrestani, per poter mettere sotto contratto chi già lavora magari da anni. Non ci hanno nemmeno risposto”.

Il consulente del lavoro per la Fiudacs, Carlo Balzarini, spiega: “Il sagrestano costa, il volontario no. Devo dire però che fra i parroci, più che volontà di fare lavorare in nero, ci sono approssimazione e superficialità. Certo, il confine fra volontariato e lavoro nero è molto sottile. Quando un sagrestano chiede di essere assunto, noi dobbiamo dimostrare che già esiste un rapporto di subalternità e di continuità. Se ci sono queste condizioni e il parroco non accetta il contratto, ci rivolgiamo al vescovo, che spesso interviene e ci dà ragione”.

“Una strada ci sarebbe, dice Aldo Doliana, sagrestano a Tesero e vicepresidente nazionale della Fiudacs, per trovare nuovi posti di lavoro. Basterebbe destinare parte dell’8 per mille a corsi di formazione per sagrestani e per dare loro uno stipendio vero, pagando ad esempio i contributi. Si potrebbero creare subito 5.000-10.000 posti, sarebbe un aiuto anche all’economia”.