Lea Garofalo. Carlo Cosco, il compagno, confessa: “L’ho uccisa io”

Pubblicato il 9 Aprile 2013 - 15:55| Aggiornato il 29 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO  – “Mi assumo l’omicidio di Lea Garofalo. Merito l’odio di mia figlia”: Carlo Cosco ha confessato. Lo ha fatto nell’aula del Tribunale di Milano durante il processo di secondo grado per l’omicidio della testimone di giustizia calabrese, e sua compagna.

Per quell’omicidio Cosco è stato condannato in primo grado all’ergastolo. Avrebbe ucciso la donna proprio perché lei lo aveva denunciato per mafia.

Lea Garofalo venne uccisa con un colpo di pistola. Il suo corpo venne poi bruciato  in un fusto di metallo “finché non era rimasto più nulla, solo le braci”, come ha raccontato solo pochi giorni fa Carmine Venturino, ex fidanzato della figlia della Garofalo. 

La Garofalo e il compagno, entrambi calabresi, si erano trasferiti a Milano negli anni Novanta. Lì lui avrebbe iniziato a frequentare il mercato dello spaccio di droga del quartiere popolare di Quarto Oggiaro. I due nel frattempo avevano anche avuto una bambina, Denise, di 22 anni.

Lea cercò di far cambiare vita al marito, inutilmente. Nel 2002 decise di collaborare con la giustizia. Il marito tentò di ucciderla una prima volta nel maggio 2009. Poi di nuovo,  qualche mese dopo. Questa volta ci riuscì.