Lidl, o la scarpa o la vita. La folla sceglie la scarpa. Questione di priorità

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 17 Novembre 2020 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA
Lidl, o la scarpa o la vita. La folla sceglie la scarpa. Questione di priorità

Lidl, o la scarpa o la vita. La folla sceglie la scarpa. Questione di priorità

Lidl, o la scarpa o la vita. No, messa così è forse un po’ esagerata. Riduciamo alla realtà, alle reali dimensioni: la scelta era tra la scarpa e la salute (magari quella dei parenti a casa).

Dove poteva la folla ha fatto ressa e corsa scegliendo chiaramente la scarpa Lidl.

L’AUDIO DELLA VOGLIA ANSIMANTE

L’audio, ascoltate l’audio di uno dei vari video, dentro c’è la chiara e determinata voglia ansimante di arrivare alla meta e alla presa di scarpa. Mai, neanche per un millesimo di secondo questa volontà è oscurata, resa incerta dal dubbio se ne valga la pena o se possa essere poco saggio accalcarsi, fare mucchio, respirarsi addosso. Mai, neanche per un millesimo di secondo. C’è anzi una sorta di orgoglio dello “io c’ero”, un sentirsi al posto giusto a far la cosa fica.

L’OBIETTIVO: SCARPA, CALZE, MAGLIETTA E CIABATTE IN UN COLPO SOLO

Che poi sono anche bruttarelle assai le scarpe (Lidl non si offenda). Tanto bruttarelle che sembrano fatte apposta così per piacere a chi devono piacere. Ma l’obiettivo non erano solo le scarpe, l’obiettivo era il pacchetto low cost. In una botta sola le scarpe e le calze e la maglietta e le ciabatte. Portare a casa la preda, multiforme preda: questo istinto e bisogno primario ha guidato la mente e i corpi di quelli che correvano ai banconi.

Non è la prima volta che accade, è accaduto e accade e accadrà. Migliaia di volte decine di migliaia di persone si sono accalcate, spinte, spintonate, ferite e perfino letteralmente ammazzate (non solo in senso metaforico) per arrivare prime ad un acquisto o per non arrivare quando la merce in offerta fosse finita. Ma stavolta c’è un qualcosa, appena qualcosa di più. Una maggiore qualità dell’agire.

SCARPA LIDL, SCALA DI PRIORITA’

Stavolta c’ è esplicita e visibile la scala di priorità di questo frammento di popolo. Prima viene la conquista del trofeo sotto forma di merce portata a casa, corsa e gara da far diventare video e ancor più tangibile forma di scarpe e ciabatte e calze e maglietta in un colpo solo. Prima la conquista e poi in scala valori l’affermazione documentata della propria bravura: uomo o donna che prende uguale uomo o donna che vale.

Poi, sotto, molto sotto se pure c’è, il mondo esterno, esterno al narcisismo della scarpa conquistata. Il rischio sanitario, il rischio per la mia salute, per la salute di me che corro alla scarpa? Cosa? Di che?

La possibilità di incontrare il virus che è dovunque e magari trasportarlo a casa? Che? Ma quando mai? 

C’è ebbrezza negli sguardi di chi corre alla scarpa, ebbrezza felice per il gesto, per la corsa e la gara di gruppo. L’istinto di sopravvivenza di specie e di individuo è in cassa integrazione, c’è ed esiste ancora ovviamente ma non lavora, non produce comportamenti. Non qui almeno, non dove la gente ha la possibilità di scegliere tra la scarpa e la salute.