Liliana Resinovich, è suo il cadavere ritrovato a Trieste. Il fratello ha effettuato il riconoscimento

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2022 - 15:24 OLTRE 6 MESI FA
Liliana Resinovich, è suo il cadavere ritrovato a Trieste. Il fratello ha effettuato il riconoscimento

Liliana Resinovich, è suo il cadavere ritrovato a Trieste. Il fratello ha effettuato il riconoscimento (foto d’archivio Ansa)

Il corpo della donna trovata morta lo scorso 5 gennaio nel boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni è di Liliana Resinovich, Lo riporta sul proprio sito il quotidiano Il Piccolo, precisando che è stato il fratello della donna, Sergio, a effettuare il riconoscimento Liliana, di 63 anni, pensionata, era scomparsa il 14 dicembre scorso.

Le prime parole del marito

“Mi hanno fatto vedere le foto, avrei voluto farle una carezza, ma avevo solo le foto. Ho riconosciuto Lilly, il suo orologio rosa che le avevo regalato, anche il suo giubbotto”. Lo ha detto Sebastiano Visitin, marito di Liliana Resinovich, parlando a Ore 14 su Raidue del momento del riconoscimento del corpo della moglie. Visintin questo pomeriggio non è a casa ma è stato intervistato dalla Rai rilasciando queste dichiarazioni. “Devo capire cosa è successo – ha aggiunto – se qualcuno ha fatto qualcosa o se lei ha ritenuto opportuno andarsene… Non escludo il suicidio. Nelle foto l’ho vista serena, riconoscibile dal suo ciuffo chiaro”. “Mi hanno solo chiesto se è lei – ha concluso – la cosa più brutta della mia vita”.

Il marito contro chi lo accusa

“Tutte queste congetture – continua – le cose che dicono non hanno valore. Non mi vedo dentro queste cose. Cosa farò io adesso?”

“Non ho pace, il mio corpo si ribella, trema, non mi lascia riposare – spiega raccontando i momenti che sta vivendo – ma devo dire ‘basta, non c’è più”. Visintin poi insiste: “Devo trovare il perché. Ho parlato con la Questura, ho chiesto scusa se le prime volte non ho detto le cose giuste, non ritenevo opportuno riferire del ‘lavoro dei coltelli'” che svolgo “per aiutare la famiglia. Purtroppo quando ho finito di lavorare con i giornali e sono venuto qui”, a vivere “con lei, ero sulle spalle di Lilly, finché non mi sono ripreso, ho fatto qualche lavoretto qualche lavoretto”. “Siamo cresciuti insieme. Lilly mi ha aiutato tanto – ha concluso – anche quando è morta mia figlia. Eravamo felici, non so cosa possa essere successo”.