L'individualismo è in crisi: gli italiani riscoprono l’altro

Pubblicato il 13 Marzo 2012 - 18:25 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Senso della famiglia, gusto per la qualita' della vita e amore per il bello, ma anche recupero di spiritualita' e bisogno di regole, rispetto dell'altro e del bene comune: gli italiani si lasciano alle spalle le ambizioni personali, il bisogno di auto-affermarsi, di inventare il proprio destino e di soddisfare i propri desideri, in una parola mettono in crisi l'individualismo, spesso sfrenato, che ha caratterizzato la nostra storia dagli anni '50, per abbracciare la cultura della solidarieta' e l'attenzione all'altro.

E' quanto emerge da una ricerca del Censis, presentata oggi a Roma, dal titolo ''I valori degli italiani'', elaborata in occasione dei 150 anni dell'Unita' d'Italia. Ricerca analoga era stata fatta nel 1988. Nel paragonare l'Italia di allora e quella di oggi si nota che la spinta individualista che ha favorito la crescita del sistema produttivo oggi barcolla, gli italiani sembrano ''pentiti'' e per combattere il loro disagio antropologico, riscoprono il valore delle relazioni umane.

SI RISCOPRE LA FAMIGLIA – Il 65,4% degli italiani pensa che la famiglia sia uno dei pilastri del nostro stare insieme; riscoprono anche il valore di avere un modello: Si affermano le figure genitoriali e in particolare il padre (nell'88 per il 14,7% nel 2011 per il 22,1). I "format familiari''sono cambiati e sono aumentate le unioni libere:nel periodo 1998-2009 +541.000, arrivando in totale a 881.000 che, inclusi i figli, coinvolgono oltre 2,5 milioni di persone. Più del 90% degli italiani si dichiara soddisfatto delle relazioni familiari.

IN CALO DESIDERIO CONSUMO – il 57% degli italiani pensa che, al di là di problemi di reddito, nella propria famiglia il desiderio di consumare è meno sentito rispetto a qualche anno fa. Il 51% degli intervistati crede che nella propria famiglia si potrebbe consumare meno tagliando eccessi e sprechi; il 45% pensa che si dovrebbe conservare quello che si ha piuttosto che puntare ad avere di più (29%). La quota degli italiani che sostiene di volere consumare meno sale a oltre il 61% nel Nordovest d'Italia e a oltre il 55% al Centro, è maggioritaria tra i giovani e gli adulti.

RICOMPARE AMORE PER IL BELLO – il 70% degli italiani e' convinto che vivere in un posto bello aiuti a diventare persone migliori; crede che esista un legame tra etica e estetica e che la bellezza abbia una funzione educativa. Il 41% degli italiani pensa che le meraviglie del nostro Paese possano rappresentare la molla in grado di farci ripartire.

IL NOSTRO PAESE E' IL MIGLIORE – Italiani non piu' esterofili: il 56% dei cittadini (+7% rispetto al 1998) e' convinto che l'Italia sia il Paese al mondo dove si vive complessivamente meglio; 2/3 dei cittadini (66%) pur avendone in futuro la possibilita' non lascerebbe in nessun caso l'Italia.

MORALITA' E ONESTA' – Moralita' e onesta' (55,5%), rispetto per gli altri, 53,5% e solidarieta' (33,5%) sono i valori guida che gli italiani considerano necessari per migliorare la convivenza sociale in Italia.

PIU' REGOLE, LEGGE E ORDINE – Stressati dalle forme piu' estreme e sregolate, negli italiani e' scattata l'esigenza di maggiori regole, di piu' legge e ordine: l'89% dei cittadini vorrebbe misure piu' severe contro le droghe pesanti, l'87% per contrastare i fenomeni legati alla guida pericolosa, il 76% nei confronti dell'abuso di alcol, il 74% verso le droghe leggere e il 71,5% nei confronti della prostituzione. Piu' tolleranza per i fumatori: il 52% degli intervistati vorrebbe provvedimenti piu' stringenti. Il 47% vorrebbe iniziative per combattere l'obesita'.

VERSO IL TRASCENDENTE – L'ottantadue per cento degli italiani crede in una sfera trascendente o spirituale. Di questi, il 66% si dichiara credente e il 16% lo pensa anche se si dichiara osservante. Ma 2/3 degli italiani di fatto non entrano nei luoghi di culto e solo 1/3 vi si reca una o piu' volte alla settimana per partecipare alle funzioni religiose. Se negli anni '80 si professava credente, riconoscendosi in un credo organizzato, il 45,1% (1988) degli italiani, oggi la quota di popolazione che si riconosce in questo e' pari al 65,6% (anno 2011). L'8% (2011) contro il 12,9% del 1988 dichiara invece di non occuparsene.