Costi della burocrazia: la Lombardia paga 3,5 miliardi l’anno

Pubblicato il 16 Febbraio 2012 - 20:01 OLTRE 6 MESI FA

 

MILANO – Se si parlasse di criminalità organizzata, il termine esatto sarebbe racket. E invece si tratta della tassa occulta più odiosa, dell’effetto joule dell’inefficienza economica causata da una macchina statale obsoleta e malstrutturata. Come denunciava Antonio Catricalà a maggio scorso – oggi Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e a primavera Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato – “Il costo complessivo della burocrazia per le imprese italiane ammonta a 61 miliardi di euro: se riuscissimo a ridurlo del 25% avremo un aumento del Pil dell’1,7%”.

 

In questi giorni sono invece stati pubblicati due studi che mettono in luce nel dettaglio il peso della burocrazia sulle imprese lombarde, uno dei motori più rilevanti nell’economia nazionale. Secondo Confartigianato Lombardia, le aziende regionali pagano ogni anno tre miliardi e 430 milioni di euro, tra code agli sportelli, scartoffie e funzionari non sempre reattivi. Un altro studio, preparato dall’ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, ha invece stimato il costo mensile della burocrazia sulle imprese lombarde: 1200 euro, a cui si devono aggiungere 76 giorni lavorativi l’anno. Uno sperpero assurdo, che frena i tentativi di riscossa economica dalla congiuntura e la voglia di investire in Lombardia come in Italia.

 

Scendendo nel dettaglio, lo studio della Confartigianato regionale spiega: “In relazione ai servizi anagrafici dei Comuni si osserva che nel 2010 il 65,3% degli utenti lombardi di questi servizi rimangono in coda per meno di dieci minuti, mentre il 12,3% dei cittadini ha fatto una fila superiore ai 20 minuti. In particolare in un contesto in cui la quota di utenti di Internet è cresciuta di 18,4 punti percentuali in 5 anni, dal 2005 al 2010, e in cui il numero di dipendenti pubblici rimane sostanzialmente costante nel tempo, si sottolinea con preoccupazione un incremento delle code per accedere ad alcuni servizi pubblici”.

Infatti, uno degli aspetti più oscuri è che il retaggio negativo del passato non viene assolutamente risolto con le opzioni risolutive che sono oggi offerte dalle nuove tecnologie, visto che tra il 2005 e il 2010, i tempi d’attesa agli sportelli delle anagrafe dei Comuni lombardi, ad esempio, anziché diminuire sono aumentati del 6,7%.

 

Analizzando le singole province lombarde, le zone dove gli adempimenti si rivelano più onerosi sono quelle più ricche ovvero le aree di Milano e Monza: il danno computato complessivamente è di 439 milioni di euro l’anno. Seguono quindi la provincia di Brescia dove i costi ammontano a 477 milioni, poi Bergamo (388 milioni), Varese (295 milioni), Como (201 milioni), Pavia (152 milioni), Mantova (128 milioni), Lecco (114 milioni), Cremona (103 milioni), Sondrio (74 milioni) e Lodi (62 milioni). Difficile pensare che se l’efficiente Lombardia disperda un vero e proprio patrimonio economico a causa della farraginosità della macchina burocratica, nelle altre regioni italiane il quadro possa essere più roseo.