Lombardia rossa per errore, in uno scambio di mail la prova dello sbaglio della Regione

di Alessandro Avico
Pubblicato il 25 Gennaio 2021 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA
Lombardia rossa per errore, in uno scambio di mail la prova dello sbaglio della Regione

Lombardia rossa per errore, in uno scambio di mail la prova dello sbaglio della Regione (Foto Ansa dal servizio in esclusiva del TG3)

La Lombardia per una settimana è stata zona rossa per un errore commesso dalla Regione. Dopo lo scambio di accuse tra la stessa Regione, il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità, da uno scambio di mail emerge lo sbaglio commesso proprio dalla Regione. Basta vedere le date per capire: l’Istituto Superiore di Sanità aveva chiesto il ricontrollo dei dati già dal 7 gennaio, ma solo il 19 la Lombardia si è accorta dell’errore e ha risposto.

La storia della mail della Regione Lombardia che chiede la rivalutazione dell’indice RT infatti è composta da tre mail, come racconta Michele Bocci su Repubblica. C’è stato un conteggio sbagliato del quale l’Iss ha chiesto una verifica che però non è arrivata prima quasi 2 settimane. L’Iss infatti effettua i controlli basandosi sui dati delle Regioni e spesso quando il venerdì esce il monitoraggio, l’Iss indica alcune regioni come possibili rosse e poi l’ordinanza del ministro speranza dice un’altra cosa a seconda dei dati.

Lombardia zona rossa per errore, lo scambio di mail

L’errore che ha portato la Lombardia in zona rossa nasce perché tra gli infetti qualcuno ha contato persone con inizio sintomi. Quando queste persone guarivano rimanevano però inseriti nel computo dei contagiati anziché uscirne, aumentando così il numero reale. Allora i tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità il 7 gennaio mandano una mail al dipartimento del welfare della Lombardia in cui chiedono di ricontrollare i dati. Evidentemente qualcosa non torna.

Ma dalla Regione Lombardia non arrivano risposte fino al 19 gennaio, quando ormai è troppo tardi. In questa mail che l’assessorato spedisce all’Iss si legge: “Con la presente, a seguito delle odierne interlocuzioni, si richiede che venga eseguito un calcolo dell’indice RT Sintomi recependo le modifiche definite a livello tecnico relative al conteggio dei pazienti guariti e deceduti”. La Regione insomma riconosce come qualcosa sia cambiato nei dati inseriti nel database.

Per il periodo tra il 15 e il 30 dicembre (sul quale si è calcolato l’Rt del 15 gennaio) è stato rettificato il numero dei casi sintomatici e asintomatici. Così le persone che hanno avuto i primi sintomi in quei 15 giorni sono passate da 14.180 a 4.918. Numeri corretti che fanno scendere l’Rt medio da 1,4 a 0,88.

Lombardia rossa, la terza mail

Il 22 gennaio viene spedita la terza mail, dal capo del dipartimento del Welfare Marco Trivelli: “Gentilissimi, tenuto conto dell’integrazione del flusso dei dati trasmesso mercoledì 20 rispetto a mercoledì 13, effettuata a seguito del confronto tecnico tra Iss e assessorato al Welfare relativa alla riqualificazione del campo stato clinico (…) si chiede la rivalutazione dell’indice Rt nella settimana trentacinquesima. Ora per allora”.

Quindi ricapitolando, le mail spiegano, come aveva già fatto l’Istituto superiore di Sanità, che è stata la stessa Regione Lombardia a chiedere la modifica dell’Rt in seguito ai dati differenti inviati dopo il ricalcolo dei contagiati. Il problema è che tutto ha avuto un grande ritardo che è costato alla Lombardia una settimana ingiustamente passata on zona rossa.

I governatori leghisti che chiedono di cambiare le regole

I governatori della Lega visto il caso della Lombardia chiedono “una revisione immediata delle procedure”. Per determinare il colore delle Regione in modo da “affrontare con serenità maggiore una grave situazione”. “Il governo non può ad ogni problema esimersi da responsabilità e incolpare le Regioni”. 

“Il sistema – sostengono i governatori leghisti – può avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone e sull’economia, come nel caso della Lombardia. Quindi è necessario il massimo rigore nell’analisi dei dati”.
Da qui la richiesta di una revisione. “Ci aspettiamo da Conte e Speranza un atto di realismo e maturità nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Il clima degli insulti – proseguono – non fa bene a nessuno. Ribadiamo la volontà di una leale collaborazione su tutti i temi, dai vaccini alle misure per contrastare la diffusione del virus. Ma ci aspettiamo dall’esecutivo lo stesso spirito e volontà per il bene del Paese e di tutti i cittadini”.