Luca Sacchi, i genitori: “Si fidava troppo, Anastasia brava ragazza o recita benissimo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2019 - 16:52| Aggiornato il 31 Ottobre 2019 OLTRE 6 MESI FA
Luca Sacchi, Ansa

Luca Sacchi (foto Ansa)

ROMA – Un abbraccio, un bacio e la frase ‘ti voglio bene’: “quel momento a casa è stata l’ultima volta che io e Luca ci siamo visti. Da allora tutta la mia famiglia non smette di piangere. Ero all’oscuro di tutto perché mio figlio era un ragazzo pulito, gli dicevo da sempre che non doveva fidarsi troppo e di stare sempre attento a suo fratello”. E’ contenuta in queste parole, sussurrate tra le lacrime, la disperazione di Alfonso Sacchi, papà di Luca, il 24enne ucciso a Roma con un colpo di pistola alla testa da due ventenni.

Una vicenda che – secondo i legali della stessa famiglia della vittima – “presenta ancora troppi punti oscuri, quindi di sicuro qualcuno mente”. Uno di questi è il ruolo che un amico del giovane avrebbe avuto nella vicenda, il ‘contatto’ con i pusher, che nell’ordinanza di arresto del Gip è indicato come “conoscenza intima” di Luca Sacchi.

Si tratta di “un ragazzo che mio figlio conosceva: questa persona l’aveva rivista da 5 o 6 mesi, si conoscevano dai tempi del liceo – spiega il padre della vittima in una conferenza stampa convocata dalla famiglia – ricordando le tante volte in cui Luca usciva con l’amico, “caricavano le moto sui carrelli e andava a correre in pista con lui a Latina. Ma non è mai salito a casa”.

E resta ancora da fare piena luce sulla versione della fidanzata del giovane, Anastasia, l’altro bersaglio dell’aggressione quella maledetta sera di una settimana fa. “Quando si parla di lei bisogna camminare con piedi di piombo. Allo stato lei è persona offesa”, spiegano i legali. E il padre di Luca aggiunge: “Per me è una brava ragazza. Era come una figlia. Penso non c’entri, altrimenti recitava molto bene. Se lei fosse coinvolta si aggiungerebbe dolore ad altro dolore. Mio figlio non aveva bisogno di soldi. Con lui c’era sempre Anastasia e poi aveva pochi amici, quelli che frequentava sembravano brava gente”.

Alfonso Sacchi, giacca nera e occhi lucidi, ha anche raccontato le ore subito dopo quella notizia straziante: “Il giorno dopo ho abbracciato Anastasia, è venuta a casa. Ha dormito con noi. Da allora non l’ho più vista. Poi solo contatti telefonici per saper come stavamo. L’ultimo sabato. Anastasia continuava a dire di essere stata aggredita. Aveva il collarino, la nostra famiglia ha pianto con lei”.

E le indagini proseguono. Gli inquirenti hanno avviato un minuzioso lavoro su una serie di tabulati telefonici per ricostruire le comunicazioni intercorse tra i personaggi presenti sulla scena del delitto e non solo. Obiettivo primario è definire l’ambito della “trattativa” per un presunto acquisto di droga che ha preceduto la drammatica colluttazione.

Chi indaga andrà anche a ritroso sul flusso di chat e contatti delle ultime settimane per verificare se Luca e la fidanza Anastasia abbiano avuto rapporti con la rete di pusher gestita da Valerio Del Grosso, il ragazzo che ha sparato e ucciso. A piazzale Clodio, infine, si attende anche la relazione finale dell’autopsia e una serie di cartelle cliniche.

L’esame autoptico ha confermato che il colpo alla testa è stato fatale per Sacchi, il quale prima probabilmente era stato anche colpito alle braccia con la mazza da baseball utilizzata dagli aggressori, mentre le prime verifiche tossicologiche hanno dato esito negativo. Per il giovane scomparso non è stata ancora fissata la data dei funerali per l’ultimo saluto, per un omicidio che presenta troppi interrogativi.

“Non so cosa sia successo, chiedo giustizia. Forse Luca è morto senza neanche sapere il perché – continua il padre piangendo, ma guardando in faccia ad una tragedia senza ancora spiegazione – Da quella sera indosso anche i suoi indumenti per prendere coraggio”. (Fonte ANSA e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev).