Luca Varani: Marco Prato in parrucca e tacchi, poi omicidio

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Marzo 2016 - 15:52 OLTRE 6 MESI FA
Marco Prato andò a casa di Manuel Foffo, dal martedì, portando in una borsa una parrucca e scarpe con i tacchi

Marco Prato andò a casa di Manuel Foffo, dal martedì, portando in una borsa una parrucca e scarpe con i tacchi

ROMA – Marco Prato andò a casa di Manuel Foffo, dal martedì, portando in una borsa una parrucca e scarpe con i tacchi. E travestito da donna ebbe rapporti sessuali con Foffo, prima che arrivasse Varani in casa. Emerge anche questo dettaglio dal racconto dei due, a riprova ulteriore che Foffo e Prato, seppur solo conoscenti, avessero un legame basato sulla reciproca attrazione. Anche se Foffo sembra non voler ammettere questo punto. Il Corriere della sera mette e a confronto le versioni dei due che si contraddicono su molti punti:

Secondo Marc, Manuel negando la sua omosessualità, accettava di avere rapporti solo con il travestimento del futuro complice. La scintilla dell’omicidio nasce così in Foffo proprio durante un rapporto a tre con Luca, in cui Manuel interviene «dopo aver leccato i tacchi a spillo ed essersi fatto camminare sul corpo partecipando all’eccitazione sessuale». Racconta Prato: «Manuel era come impazzito mi ha chiesto prima di versare un farmaco nel bicchiere di Luca e poi dopo che questo aveva cominciato a stare male mi ha chiesto di ucciderlo: “Questo stronzo deve morire”, urlava in preda a un improvviso e insensato odio e repulsione verso Varani». Anche la ricerca di una vittima sarebbe nata per assecondare una fantasia di Manuel: «Voleva simulare uno stupro con un prostituto-maschio», dice Prato e non trovandolo nel loro giro in auto, i due chiamano Varani.Fatta questa premessa, Prato spiega così la sua partecipazione al delitto: «Ero infatuato di Manuel e ho cercato di assecondare la sua follia omicida, obbedendo in modo passivo alla sua richiesta di strozzarlo». Marc dice di averci provato a mani nude «ma senza riuscire a stringere in modo da ucciderlo». Anzi, «Luca pareva voler combattere per rimanere in vita». A quel punto, mette a verbale Prato, affiancato dal suo avvocato Pasquale Bartolo, interviene Foffo e «in preda a una furia bestiale inizia a colpirlo con il martello in testa, adirandosi sempre di più per non riuscire, nonostante tutti i colpi, a provocarne la morte e chiedendomi ripetutamente di aiutarlo».

Foffo, da parte sua, pur avendo «ricordi più frammentari», fornisce una «descrizione nettamente in contrasto» con quella di Prato. L’unico punto in comune è l’ammissione di aver agito assieme. «Non sono attratto dagli omosessuali e prima dell’arrivo di Luca, nei tre giorni trascorsi assieme, ho avuto con Marc solo un rapporto orale a causa dell’alcol e della droga che avevamo assunto» esordisce. Il travestimento da donna di Prato resta per Foffo «inspiegabile». Ma soprattutto è diversa, nel suo racconto, la genesi della decisione di uccidere. «Un’idea delirante — scrive il gip — maturata già il giovedì durante l’uscita in macchina in cerca di una vittima che si sarebbe poi tacitamente concretizzata quasi come un accordo tra loro alla vista di Luca nella mattina di venerdì». Una versione, questa, che poi Foffo ha parzialmente modificato nei successivi interrogatori, affiancato dall’avvocato Michele Andreano. L’ultimo ieri pomeriggio, in cui ha chiesto di poter chiarire al pm Francesco Scavo alcune dinamiche sui rapporti con il complice: «Mi sentivo minacciato da lui».