Killer camorra Setola nomina sfigurata Lucia Annibali: “Difendimi”. Lei rifiuta

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Settembre 2014 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA
Lucia Annibali, sfigurata con l'acido, difenderà il killer della camorra Setola

Lucia Annibali

NAPOLI – Il killer della camorra, Giuseppe Setola, rappresentato in tribunale da Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata con l’acido il 17 aprile del 2013 da due sicari albanesi assoldati dal suo ex, Luca Varani? Ma è solo uno scherzo, di cattivo gusto, che l’avvocatessa si appresta a smentire. Il sicario dell’ala stragista del clan dei Casalesi l’ha nominata sul serio: in videoconferenza dal carcere di Opera a Milano, dov’è detenuto, lo ha comunicato nel corso dell’udienza davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per l’omicidio di Davide Orabona, avvenuto nel 1995. E lei ha dovuto formalmente rifiutare l’incarico.

“Sono sorpresa – ha detto – dal giorno dell’aggressione non ho ancora ripreso l’attività forense e peraltro non mi occupavo del processo penale ma del civile”.

Setola ha revocato l’incarico al suo penalista Alberto Martucci, nominando al suo posto la Annibali, e la penalista Angela Sala. Poi ha chiesto nuovamente alla presidente Maria Alaia una visita medica e di poter rilasciare dichiarazioni spontanee.

Entrambe le richieste sono state rigettate perché l’imputato, avendo revocato l’incarico a Martucci, non aveva più un difensore.

La notizia della nomina a suo difensore ha stupito non poco l’avvocatessa che è stata raggiunta dal mandato proprio alla vigilia del suo compleanno:

“Una guasconata – ha detto il suo legale, l’avv. Francesco Coli – Lucia ha ricevuto la nomina a luglio ma ha subito rinunciato al mandato, facendo sapere che i suoi problemi di salute non le consentivano di assumere alcuna difesa”.

E il calvario di Lucia non è ancora finito: a giorni la aspetta il dodicesimo intervento per la ricostruzione del viso devastato dall’acido. Nel frattempo, ha girato in lungo e in largo l’Italia per presentare il suo libro “Io ci sono”, scritto a quattro mani con la giornalista del Corriere della Sera Giusi Fasano.

Varani, che in carcere ha tentato anche il suicidio, è stato condannato con rito abbreviato a 20 anni di reclusione per tentato omicidio e stalking; a 14 anni di carcere, invece, i due albanesi, Altistin Precetaj e Rubin Talaban, autori materiali dell’aggressione.