Luciano Casamonica, ordinanza: “20mila € al mese per sorvegliare campo rom”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Dicembre 2014 - 13:02 OLTRE 6 MESI FA
Luciano Casamonica

Luciano Casamonica

ROMA – Nel gennaio del 2012 l’organizzazione venuta a galla con l’inchiesta “Mafia Capitale” decide di affidare la sicurezza del campo nomadi di Castel Romano a Luciano Casamonica (non indagato, quello della foto con Gianni Alemanno) che si ritrova l’incarico (informale) di prevenire furti e danneggiamenti.  Questo, almeno, secondo l’ordinanza dell’operazione “Mondo di mezzo”, dove c’è scritto anche che per il lavoro svolto nel campo nomadi Luciano Casamonica avrebbe “ricevuto un corrispettivo di circa 20mila euro al mese”. In quel gennaio, come si legge nelle carte, alcuni nomadi iniziano a protestare per le condizioni in cui sono costretti a vivere.

L’architetto Mario C. – come riporta il Messaggero – informa Gaglianone, un imprenditore di Sacrofano (dove abita il boss) e che, seppure senza un titolo formale, gestisce il cantiere facendo capo a Carminati da lui battezzato appunto Il principale. Ci si chiede se a giorni interverrà una sorveglianza “seria” con l’impiego di vigili perché si teme che i nomadi possano danneggiare le casette o occuparle. Gaglianone mette le mani avanti: “Mo’ stasera io sento pure Massimo (Carminati)” (…) I rom però rumoreggiano. Ogni tanto contro il cantiere viene lanciata una bottiglia con liquido infiammabile. L’architetto, preoccupato, chiede di far intervenire Luciano Casamonica per fargli un discorsetto”.  

“Il sodalizio diretto da Massimo Carminati”, si legge nell’ordinanza dell’inchiesta Mondo di mezzo riportata da Roma Today, “aveva acquisito un appalto per l’ampliamento e la gestione del Campo Nomadi di Castel Romano attraverso la cooperativa ATI 29 Giugno presieduta da Buzzi. Il territorio in esame, come descritto in precedenza, rientrava in quello in cui era maggiore la permeabilità all’influenza del clan Casamonica, senza contare la natura della popolazione (nomade) con cui il sodalizio si sarebbe dovuto relazionare. Per tali motivazioni, l’organizzazione facente capo al Carminati si avvaleva del supporto fornito dal clan presente in quel contesto, in modo da tenere sotto controllo le problematiche che sarebbero potute sorgere nel rapporto con i nomadi”.

La personalità scelta per tenere i rapporti è quella di Luciano Casamonica, si legge ancora nell’ordinanza, “legato da vincoli parentali ai referenti dell’omonimo clan Guerino e Giuseppe. A fronte del sostegno prestato, il Casamonica aveva ricevuto un corrispettivo di circa 20mila euro al mese”.