Lui la picchia, lei subisce e tace. Condannato a risarcire i genitori di lei

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Novembre 2013 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA
Lui la picchia, lei subisce e tace. Condannato a risarcire i genitori di lei

Lui la picchia, lei subisce e tace. Condannato a risarcire i genitori di lei

MILANO – Stalker condannato a risarcire i genitori della fidanzata da lui picchiata. Lei, 19 anni, continua a difenderlo. Secondo i suoi genitori lui, 28 anni, “l’ha plagiata e allontanata dalla famiglia”. Così loro si sono rivolti al Tribunale di Milano, che ha condannato il giovane per “atti persecutori” a tre anni e quattro mesi di carcere (che con il rito abbreviato si sono ridotti ad un terzo, da scontare ai domiciliari) e a risarcire, per danni morali, 10mila euro a madre e padre della vittima, che però, sottolinea Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, vittima non si sente di essere.

In altre parole l’uomo è stato condannato per la sofferenza psicologica inflitta ai genitori della fidanzata, che si sono visti maltrattare e allontanare la propria figlia.

Scrive Ferrarella:

A 19 anni la giovane viveva nella casa dei genitori in armonia. E’ solo con il fidanzamento, sgradito a papà e mamma, che i rapporti si deteriorano, specie quando i genitori si accorgono che la loro figlia viene trattata male dall’uomo. Provano con le buone, provano con le cattive (anche allontanando da casa la figlia), ma la ragazza insiste a negare di essere a volte anche picchiata, difende strenuamente il fidanzato, e interrompe qualunque pur minimo rapporto con i genitori. Naturalmente si rifiuta di denunciare il fidanzato per le percosse subìte, e così sono i genitori a fare la denuncia che innesca il procedimento giudiziario approdato ieri in Tribunale.

Il pm Stefano Ammendola imputa all’uomo il reato di «maltrattamenti in famiglia» concretizzatisi in un trauma cranico facciale, in una frattura del pavimento orbitario, e in ossessivi controlli e telefonate a tutte le ore del giorno e della notte. La gip Alfonsa Ferraro, ritenendo che il legame sentimentale tra i due (senza convivenza) non integri una famiglia neppure di fatto, derubrica il reato da quello di «maltrattamenti in famiglia» a quello di «atti persecutori» (stalking), che il senso comune collega a una vittima che si dichiari tale, ma che invece la giudice valuta possa calzare anche al caso in cui la vittima non si percepisca come parte lesa.