Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, scrive ai familiari di Simone e Lorenzo: “Sono molto diverso oggi”. Ma per il tribunale è ancora pericoloso

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Ottobre 2018 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, scrive ai familiari di Simone e Lorenzo: "Sono molto diverso oggi". Ma per il tribunale è ancora pericoloso

Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, scrive ai familiari di Simone e Lorenzo: “Sono molto diverso oggi”. Ma per il tribunale è ancora pericoloso (Foto Ansa)

CAGLIARI  –  Luigi Chiatti, il “mostro di Foligno”, scrive ai genitori di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, i due bambini da lui uccisi tra il 1992 e il 1993 a quattro e 13 anni. “Oggi, sono una persona molto diversa, che non si riconosce in quella descritta dai mass-media, che bisogna riconoscere svolgono il loro preziosissimo lavoro ma che, non avendo avuto contatti diretti con me, anche per una mia scelta che fino ad oggi ho voluto fare per rispetto di tutti, hanno proiettato sempre la stessa immagine cristallizzata di me”, dice nella lettera pubblicata dall‘Unione Sarda che lui ha scritto dalla Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Capoterra, in Sardegna, dove rimarrà almeno fino all’estate del 2020 per decisione del tribunale di sorveglianza di Cagliari che, agli inizi di ottobre, lo ha ritenuto ancora “socialmente pericoloso“.

Chiatti sostiene di essere oggi una persone “che vuole tanto dare agli altri, trasmettere se stesso e dare un senso a tutto ciò che è avvenuto e che non doveva avvenire”. Poi prosegue: “se potessi tornare indietro non rifarei mai quello che ho fatto perché ciò che ho fatto è distruzione della vita e disprezzo del creato. Scusatemi”.

Quindi si rivolge direttamente ai familiari di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, spiegando di provare “una forte sensazione di immenso dolore personale” tanto da interrogarsi, in questi anni, “se fosse giusto o no concedermi la possibilità di rinascere a vita nuova e, quindi, rientrare tra la gente in società”. “Mi dispiace, vi chiedo umilmente scusa con il cuore in mano. Non vi chiedo di perdonarmi, so che è difficilissimo, ma per lo meno di concedermi di dare ‘un senso’ al sacrificio delle due vittime. Io credo, anzi, sono oggi convinto, che anche da un evento così tragico si possa trarre qualcosa di positivo, dal male più profondo può emergere la luce, attraverso un processo di trasformazione e rinascita interiore della persona – conclude – ed è quello che è accaduto in questi anni”.

LA RISPOSTA DEI FAMILIARI DELLE VITTIME –  “Io non lo odio ma lui non deve tornare libero”: queste le parole di Silvana Sebastiani, la mamma di Lorenzo Paolucci, in risposta alla lettera con cui Luigi Chiatti ha chiesto “scusa” alle famiglie delle sue vittime. “Non deve tornare libero, per la salvezza sua e per quella di tanti altri bambini” ha sottolinea parlando con l’ANSA. “Fu lui a definirsi ‘mostro’ – ha detto ancora la signora Silvana – e a dire nel processo che lo avrebbe rifatto se fosse tornato libero”.

Secca anche la replica dell’avvocato dei familiari delle vittime, Giovanni Picuti: “Non si può dare credito alle parole e alle promesse palesemente interessate, di un assassino dichiarato parzialmente incapace di intendere e di volere. Tutte le altre considerazioni le lasciamo al buon senso delle persone ragionevoli. Nessuno può dire con certezza se Chiatti sia pentito o meno”, ha sottolineato l’avvocato Picuti. “Quello che si rileva non è tanto il suo tardivo ravvedimento, sincero o interessato che sia, ma la conferma della sua pericolosità sociale. E’ ragionevole presumere, e temere, che un criminale seriale come lui possa tornare a colpire anche dopo aver espresso sentimenti di pentimento e di pietà più o meno sinceri verso le vittime. Abbiamo sempre sostenuto – ha ricordato ancora l’avvocato Picuti -, aderendo alla sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’assise di Perugia, la sua piena capacità di intendere e di volere, conseguenza della sua lucidità mentale, requisito quest’ultimo messo in discussione dalla sentenza della Corte d’assise d’appello, che a questo punto torna utile, peraltro, per non prendere in considerazione le sue buone intenzioni manifestate attraverso la lettera di scuse”.