I pm di Palermo: “Il tesoriere di Riina organizzò una missione in Angola per conto del governo Berlusconi”

di Marco Maimeri*
Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 02:22 OLTRE 6 MESI FA

Il latitante Vito Roberto Palazzolo

Della sua latitanza dorata in Sudafrica, che si rifiuta di estradarlo nonostante una condanna definitiva a 9 anni, si vantava spesso sia al telefono sia nelle email che spediva. Senza problemi. Ora però emergerebbe un coinvolgimento di Vito Roberto Palazzolo, accusato di essere il tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, anche nell’organizzazione di un incontro fra un comitato di imprenditori italiani e alcuni esponenti del governo dell’Angola. Al meeting, avvenuto nel 2004, parteciparono l’ex rappresentante del governo italiano per gli aiuti all’Africa, Alberto Michelini, e l’imprenditore Paolo Pasini, fino a tre anni prima capo dell’ufficio del presidente del Consiglio Berlusconi. Il fatto, emerso da alcune intercettazioni del Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di finanza, ha portato la Procura di Palermo a indagare Michelini e Pasini per associazione a delinquere. L’inchiesta vive però un momento di stallo. I pubblici ministeri Gaetano Paci e Domenico Gozzo, tramite rogatoria internazionale, hanno chiesto di acquisire informazioni sulla visita dell’aprile 2004, e soprattutto sugli investimenti realizzati, ma non hanno ancora avuto risposta dal governo dell’Angola.

Dalle intercettazioni, nel frattempo, sono emersi parecchi dettagli. Compresa un’email di Vito Roberto Palazzolo, per definire il programma delle cose da fare, all’imprenditrice milanese Daniela Palli, che la girò subito a Pasini. «Ho appena parlato con Roberto – scriveva la Palli all’ex capo dell’ufficio di Berlusconi a Palazzo Chigi – spiegandogli la situazione. Ti confermo che ritengo Roberto una persona seria, leale che stimo molto». Di seguito, la risposta dell’industriale siciliano, all’epoca sotto processo per associazione mafiosa e già ricercato: «Ho organizzato un incontro preliminare per il tuo amico qui in Sudafrica con la controparte angolana in via ufficiosa, naturalmente a livello ministeriale, anzi il più anziano e autorevole ministro mi consiglia il presidente personalmente. Lo scopo di quest’incontro sarà di organizzare il viaggio ufficiale come anche un invito ufficiale da parte del governo per la delegazione».

Palazzolo inoltre aveva le idee chiare su cosa finanziare con i fondi pubblici e privati della missione italiana: «Mi permetto di anticipare alcuni progetti maturi per la loro realizzazione e che necessitano solo di una firma da parte del consiglio dei ministri. La delegazione – scriveva il tesoriere di Riina e Provenzano – potrà scegliere tra un cementificio, alcuni porti semicommerciali e per la pesca, qualunque infrastruttura nel quadro della pesca industriale e artigianale, costruzione di barche, studi riguardo il mare e quello che contiene (relazioni oceanografiche), salvaguardia e sicurezza della costa marittima e delle acque territoriali, costruzione di vedette, elicotteri, piccoli motoscafi attrezzati per la salvaguardia delle coste e contro la pesca di frodo». Inoltre, consigliava «prospezioni di giacimenti diamantiferi con la presenza stabilita di diamanti, oro e platino, rame e cobalto ed altri minerali, realizzazione di rete autostradali, il campo dell’educazione» e soprattutto «quello farmaceutico, per farmaci generici» che considerava «una grandissima opportunità». In conclusione diceva che queste proposte erano «solo quello che ho discusso in generale col governo».

L'ex rappresentante del governo in Africa, Alberto Michelini

Per quanto riguarda poi l’imprenditrice Daniela Palli, già sotto processo a Palermo per favoreggiamento, altre intercettazioni l’accuserebbero di aver aiutato Palazzolo a stabilire un contatto con Marcello Dell’Utri.

Il 30 novembre 2003, la Palli fu ascoltata a colloquio con Michelini. «Ho già parlato con queste persone in Sudafrica – gli diceva – perché mi mostrino i progetti, le licenze». Poi, la Palli telefonò a Pasini e, il 3 dicembre, Pasini chiamò Palazzolo: «Come sa, ho una certa esperienza di rapporti internazionali – esordì – e anche se adesso mi occupo di Venezia, è questo il mio vero lavoro. Daniela mi ha chiesto una mano e ho trovato la cosa interessante per varie ragioni. L’hanno trovata anche alcuni imprenditori… peraltro prima di passare da Roma dalla Presidenza del consiglio io ho lavorato per la Confindustria, per cui li conosco tutti». 
E poi aggiunse: «Il contatto che abbiamo con il delegato del presidente per i problemi dell’Africa ci agevola molto». Il 4 dicembre, infine, l’email inviata da Palazzolo alla Palli e poi da Palli a Pasini, fu girata da Pasini a Michelini con un commento: «Invio l’elenco del Sudafricano che è molto interessato e contento di vedere quest’interessamento Italia-Angola». Peccato però che il “Sudafricano” era Vito Roberto Palazzolo e che della sua latitanza dorata e delle protezioni di cui avrebbe goduto nei salotti buoni di Johannesburg già si parlava ampiamente sui giornali, nel 2004. Palazzolo inoltre era il latitante che già il giudice Falcone chiedeva di arrestare negli anni Ottanta. Per fortuna, il 27 gennaio 2004, i finanzieri seguirono Pasini, Palli e Michelini mentre si incontravano a Roma, e diedero così via alle indagini.

* Scuola di Giornalismo Luiss