La mafia nel mondo del calcio, un vortice di illegalità denunciato da Libera

Pubblicato il 16 Luglio 2010 - 16:37 OLTRE 6 MESI FA

Le mafie sono nel mondo del calcio. Riciclaggio di soldi mediante sponsorizzazioni, partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, il grande affare del mondo ultrà, le scuole calcio. Questi i temi denuncia  dell’associazione Libera contenuti nel dossier “Le mafie nel pallone – Storie di criminalità e corruzione nel gioco più truccato al mondo. Potenza Calcio: il caso limite”.

“Il calcio non è un mondo isolato” – ha dichiarato Don Marcello Cozzi, referente di Libera Basilicata – “ma risente dei problemi del territorio”. E dunque infiltrazioni mafiose e corruzione. Un dato che non deve stupire poichè, come ha spiegato Don Ciotti durante la conferenza stampa, da sempre le mafie controllano anche le società calcistiche. Per i clan, infatti, le squadre sono una garanzia di visibilità, un mezzo per controllare il territorio e arruolare nuove leve, riciclare denaro.

Più di 30 clan direttamente coinvolti o contigui censiti nelle principali inchieste riguardanti le infiltrazioni mafiose e i casi di corruzione nel mondo del calcio. E alla spartizione della torta il gotha della mafia, dai Lo Piccolo ai Casalesi, dai Mallardo ai Pellè, dai Misso alla cosca dei Pesce e Santapaola, denuncia ancora Libera. “Oggi – sostiene il dossier di Libera – i clan guardano al mondo del calcio, controllano il calcio scommesse, condizionano le partite, usano il calcio per cimentare legami della politica, riciclano soldi. Le inchieste della magistratura, le intercettazioni telefoniche, la cronaca quotidiana dimostrano come anche nel football è presente un alfabeto dell’illegalità tutto italiano, con pertinenze anche straniere: ‘ndrangheta, camorra, Cosa nostra e Sacra corona unita tutte attive e operative nel corrompere quella che sembrava apparentemente un’isola felice e che viene interpretata come un enorme affare”.

“Questo dossier dimostra che la criminalità organizzata nel calcio c’è, è sedimentata sul territorio e serve a dare prestigio ai boss e ad arruolare il loro piccolo esercito – commenta don Luigi Ciotti, presidente di Libera – Lo dicono anche le dichiarazioni di alcuni pentiti, che raccontano di posti di lavoro offerti dal colluso presidente della squadra di calcio locale in cui giocavano da giovani questi collaboratori di giustizia. Poi c’è il caso del boss siciliano Piazza, diventato presidente di un piccolo football club in provincia di Siena, e anche a Rosarno, tra gli arrestati, c’è il dirigente di una società calcistica”.