Mafia: confiscati beni per 200 milioni al boss messinese Giuseppe Scinardo

Pubblicato il 21 Ottobre 2009 - 11:31 OLTRE 6 MESI FA

poliziaBeni per un valore di oltre 200 milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia di Messina a Mario Giuseppe Scinardo, 44 anni, accusato di associazione mafiosa come esponente di primo piano del clan di Mistretta. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania, presieduta da Roberto Passalacqua.

L’operazione, denominata “Malaricotta” e coordinata dal procuratore capo di Catania, Vincenzo D’Agata, e dal sostituto della Dda, Antonio Fanara, colpisce un patrimonio costituito da diverse società e ditte individuali, con un volume d’affari di svariati milioni, da 230 immobili tra vastissimi appezzamenti di terreno, appartamenti, ville e locali commerciali, da aziende agrituristiche e vinicole, da impianti di lavorazione del calcestruzzo e da circa 90 mezzi tra camion, escavatori, trattori e automobili di grossa cilindrata.

Gli accertamenti patrimoniali, che avevano già portato alle operazioni “Belmontino” e “Malaricotta” per il sequestro preventivo degli stessi beni ora acquisiti definitivamente al patrimonio dello Stato, sono stati estesi a tutti i componenti del nucleo familiare di Scinardo.

L’indagato, secondo gli inquirenti, è un uomo di fiducia del capo di Cosa Nostra nella provincia di Messina, Sebastiano Rampulla. Un fratello del boss, Pietro Rampulla, è stato condannato come artificiere della strage di Capaci in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta. Pietro Rampulla confezionò e fece esplodere il potentissimo ordigno utilizzato nell’attentato.