Mafia, 19 arresti nel trapanese: in manette il fratello del boss Messina Denaro

Pubblicato il 15 Marzo 2010 - 08:36| Aggiornato il 5 Ottobre 2014 OLTRE 6 MESI FA

Una grossa operazione contro la criminalità organizzata è stata portata avanti in Sicilia. L’operazione, concentrata soprattutto nella provincia di Trapani, è finalizzata a smantellare la rete di favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro, indicato come il nuovo capo di Cosa Nostra.

La Procura Antimafia di Palermo ha emesso in tutto 19 fermi. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti e trasferimento fraudolento di società e valori. Secondo l’accusa, i 19 farebbero parte della struttura trapanese di Cosa Nostra; alcuni di loro sono legati anche da vincoli di parentela con Messina Denaro.Tra i fermati c’è anche il fratello del boss, Salvatore Messina Denaro.

Gli agenti impegnati nell’operazione stanno eseguendo anche 40 perquisizioni nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta, Torino, Como, Milano, Imperia, Lucca e Siena, .

L’operazione è stato denominata in codice “Golem 2”. Gli arresti costituiscono infatti il seguito dell’operazione Golem 1 del giugno scorso. Alcuni dei fermati avrebbero svolto il ruolo di “postini” per recapitare la corrispondenza del boss. Gli investigatori sono riusciti a “intercettare” alcuni pizzini attribuiti a Messina Denaro: in passato il boss aveva avuto un fitto scambio di messaggi con Bernardo Provenzano e i boss Lo Piccolo.

In cella sono finiti anche alcuni elementi di spicco di Cosa Nostra trapanese, tra cui i reggenti delle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna e Marsala: questi personaggi avrebbero svolto un ruolo di raccordo tra Messina Denaro e i suoi affiliati nonchè con i vertici delle cosche palermitane.

Nell’ambito dell’operazione Golem 2, è stato chiesto all’autorità il sequestro di alcune aziende che operano nel settore della ristorazione e della distribuzione alimentare: queste attività risultavano intestate a prestanome di parenti di Matteo Messina Denaro e di affiliati al mandamento mafioso di Castelvetrano.

Il loro obiettivo era quello di sottrarre alla confisca e al sequestro il patrimonio accumulato in maniera illecita. Gli investigatori hanno accertato infine numerose estorsioni nei confronti di imprese impegnate in appalti nel comune di Castelvetrano: ad esempio l’appalto per la costruzione di serbatoi e condotte dell’acquedotto Bresciana o le opere di completamento del Polo tecnologico integrato in contrada Airone.

Oltre a Salvatore Messina Denaro, sono finiti in cella: Maurizio Arimondi, Calogero Cangemi, Fortunato e Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Andrea Craparotta, Giovanni Filardo, Leonardo Ippolito, Antonino Marotta, Marco Manzo, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Perrone, Carlo Piazza, Giovanni Risalvato, Paolo Salvo, Salvatore Sciacca.