Mafia, il Dna smentisce la presenza di agenti sul luogo del fallito attentato dell’Addaura

Pubblicato il 3 Gennaio 2011 - 19:04 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Falcone

Il Dna estratto da uno degli indumenti ritrovati sul luogo del fallito attentato dell’Addaura non appartiene al poliziotto Antonino Agostino né al collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, ma al boss Angelo Galatolo, già condannato per la vicenda dell’Addaura. E’ l’esito del test eseguito dagli agenti del gabinetto di polizia scientifica di Roma, che hanno così escluso la presenza dei due uomini dello Stato sulla scogliera palermitana antistante la villa in cui il giudice Giovanni Falcone trascorreva le vacanze: Agostino e Piazza, secondo quanto sostenuto dal confidente dei carabinieri del Ros Luigi Ilardo e dal pentito Vito Lo Forte, avrebbero avuto un ruolo nel piazzare il tritolo che avrebbe dovuto uccidere, il 21 giugno del 1989, il magistrato (poi assassinato a Capaci tre anni dopo) e i suoi colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann.

Il test della scientifica ha individuato una compatibilità solo con uno dei personaggi coinvolti nella vicenda: Angelo Galatolo, nato nel 1966, già condannato con sentenza definitiva. In ogni caso, sottolineano gli inquirenti della Procura di Caltanissetta, esce confermata l’attendibilità del pentito Angelo Fontana che, il 6 maggio 2010, aveva parlato della presenza del proprio cugino Galatolo sul luogo dell’attentato fallito. Adesso c’è anche una prova scientificamente certa, che non sposta nulla per quel che riguarda la responsabilità del già condannato Galatolo, ma che ribadisce l’affidabilità di Fontana.

Esce ancora una volta ridimensionata la portata delle dichiarazioni di Lo Forte, un collaborante ritenuto poco attendibile. Mentre Ilardo (ucciso nel 1996) aveva precisato, nel riferire quel che sapeva al colonnello del Ros Michele Riccio, di essere stato informato da altri mafiosi palermitani del ruolo dei Servizi e di Agostino e Piazza. Questi ultimi furono poi assassinati entrambi: Agostino il 5 agosto del 1989, con la moglie Ida Castelluccio; Piazza sparì il 30 marzo 1990 e non fu mai più ritrovato.

Le comparazioni eseguite dalla polizia hanno escluso anche che gli indumenti e gli accessori ritrovati sulla scogliera (una maschera e una muta da sub, un telo da bagno, due magliette) abbiano tracce del Dna di altri indagati: il superkiller Salvino Madonia, lo stesso Angelo Fontana, Gaetano Scotto (già condannato per l’attentato di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino), i boss dell’Acquasanta Raffaele e Angelo Galatolo, quest’ultimo nato nel 1960 e anch’egli parente dell’altro Angelo.