Mahmoud Jebali espulso, tunisino in carcere a Padova diceva: “Morirete tutti, mangeremo vostri cadaveri”

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2019 - 14:46| Aggiornato il 26 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

PADOVA – Mahmoud Jebali non è più in Italia: è stato espulso dal nostro Paese perché sospettato di essere un terrorista. L’uomo, tunisino di 31 anni, era detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova. Scontata la sua pena è stato rimpatriato con un volo da Bologna a Tunisi, questa mattina 11 gennaio, alle ore 12. Sono state le segnalazioni degli agenti di custodia e le indagini del Nucleo Investigativo Centrale (Nic) della Polizia penitenziaria a far emergere gli aspetti potenzialmente più pericolosi dei comportamenti di Jebali.

“Abbiamo cominciato a tenerlo d’occhio – racconta uno degli uomini del Nic – dopo che aveva minacciato un agente urlandogli contro ‘prima o poi morirete tutti, entreremo nelle vostre case e vi uccideremo e mangeremo i vostri cadaveri… Allhu akbar’. In un’altra occasione disse che, una volta uscito di prigione, sarebbe andato a combattere in Siria”.

Il 31enne, privo di permesso di soggiorno, era entrato in Italia in maniera irregolare dal porto di Lampedusa, dopo aver affrontato la traversata del canale di Sicilia con un barcone. Jebali ha innumerevoli precedenti penali per reati violenti, quali rapine, porto abusivo di armi nonché detenzione di sostanze stupefacenti e utilizzo fraudolento di carte di credito.

A gnewsonline.it, organo del Ministero della Giustizia, la fonte del Nic spiega: “Non aveva mai avuto un atteggiamento tranquillo, era polemico, riottoso e aveva sempre un fare arrogante con gli agenti. Poi però aveva cominciato a intensificare la pratica religiosa tanto da diventare un capo carismatico per gli altri detenuti di religione islamica”.

“La cerimonia della preghiera del venerdì si faceva nella sua cella e lui, vestito con la tipica tunica dell’imam, celebrava. Era diventato un po’ il leader. Ovviamente la pratica religiosa in sé è un fatto del tutto normale e ciò non implica automaticamente un legittimo sospetto. Tanto è vero che nessuno dei suoi compagni di religione che partecipavano alle preghiere e agli altri riti è stato allontanato dopo l’espulsione del soggetto in questione dall’Italia. Per il semplice fatto che non ce ne sono i presupposti”.

“Tra i nostri compiti c’è anche quello di raccogliere quegli eventuali segnali che siano elementi utili per farci capire se il soggetto si sia radicalizzato e se rappresenti un pericolo per la sicurezza”. Riguardo al 31enne tunisino espulso ieri di elementi ne sono stati trovati diversi. Il più eclatante è stato l’apprezzamento espresso sulla sua pagina Facebook di un video intitolato “macellazione lecita di un cristiano”.