Mahtab Savoji uccisa per gelosia? I fidanzati indiani negano: “Era già morta”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Febbraio 2014 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Mahtab Savoji uccisa per gelosia? I fidanzati indiani negano: "Era già morta"

Mahtab Savoji uccisa per gelosia? I fidanzati indiani negano: “Era già morta”

MILANO – Un uomo e una donna che trascinano un pesante trolley nero. Poi lo sollevano e svuotano nel canale al Lido di Venezia. Nel trolley da 12 ore c’era il corpo senza vita di Mahtab Savoji, la studentessa iraniana uccisa a Milano. Prima l’hanno portata a Lecco, ma c’era troppa gente per abbandonare il corpo. Poi il treno fino a Venezia.

I due coinquilini indiani, fermati per l’omicidio, confessano però solo l’occultamento di cadavere. “Era già morta”, dicono i fidanzanti indiani Gagandeep Kaur, 30 anni, e Rajeshwar Singh, 28. Ma il sospetto di un movente passionale o di gelosia resta, spiegano Alessandra Coppola e Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera:

“La compagna più cara di studi a Brera, Mina, ricorda un riferimento a questioni di gelosia. Un’ipotesi che gli inquirenti stanno valutando è che il 28enne abbia fatto delle avance pesanti, respinto, alla presenza della sua ragazza. Di sicuro, c’era un ménage complicato tra i due indiani. Liti e scenate frequenti, già prima dell’arrivo di Mahtab a novembre. La vicina del sesto piano ricorda che una notte «gridavano, si picchiavano, si sentiva il rumore di oggetti lanciati con violenza». Il mattino dopo, lei e il compagno avevano bussato alla porta per chiedere spiegazioni: la ragazza si teneva un braccio ferito, l’uomo si giustificava, «quando mi arrabbio perdo la ragione»”.

Se molti coinquilini erano già fuggiti dalla coppia indiana, Mahtab aveva resistito più degli altri:

“probabilmente più degli altri perché di «carattere era molto tollerante — ricorda la sua professoressa a Brera, la coordinatrice del biennio di Costume, Paola Giorgi —: timida, riservata, molto dolce»”.

Ma i due fidanzati indiana negano l’omicidio:

“«Abbiamo trovato la ragazza morta a letto — hanno detto agli uomini della mobile milanese guidati da Alessandro Giuliano —, aveva bevuto molto la sera prima. Abbiamo avuto paura». Il primo tentativo di abbandonare il corpo è a Lecco, «ma c’erano troppe persone in giro». I loro cellulari vengono «agganciati» intorno alle 16 in riva al lago. Rientrati a Milano, decidono di dirigersi a Venezia, dove l’uomo ha lavorato, e raggiungere il Lido. È la tarda serata di lunedì 27 gennaio, quasi dieci ore dopo il delitto. Non ci sono più treni per Milano, e il giorno dopo devono essere in albergo: salgono sul taxi”.