ROMA – “Fatti coraggio, mamma. Mi riprenderò”: l’incoraggiamento arriva da chi di incoraggiamento dovrebbe avere più bisogno. Manuel Mateo Bortuzzo, finito a 19 anni in un letto di ospedale con una pallottola nella schiena, adesso sa di non poter più camminare. “Da qua in giù non sento più niente”, ha detto ai genitori. Ma non si è abbattuto. Non ha pianto. “Ora per me comincia un altro allenamento”, ha detto.
A quel punto il padre ha capito che “mio figlio ha capito e ha compreso, è forte e credo lo sia molto più di noi”. E’ forte di quella forza che ha solo chi ha visto la morte in faccia. Qual sabato sera, 2 febbraio, era con la fidanzata Martina davanti ad un distributore di sigarette in piazza Eschilo ad Axa, Roma, quando due giovani poco più grandi di lui hanno fatto fuoco, colpendolo alla spina dorsale.
“È felice di essere vivo”, ha spiegato al Messaggero l’amico che per primo lo ha soccorso quel sabato notte in mezzo alla strada. “Ha capito che poteva morire, me lo ha detto e mi ha detto anche che adesso è pronto a ricominciare, lasciandosi il passato alle spalle”.
E ai compagni di nuoto Manuel ribadisce: “Ragazzi sto bene, non vi preoccupate”. Il giovane nuotatore ha già ripreso a mangiare e a bere, e le sue condizioni cliniche lasciano ben sperare. Fra pochi giorni, al massimo dieci, potrà essere dimesso. Andrà in una struttura in cui inizierà il percorso di riabilitazione. Il padre gli ha fatto una promessa: “Gli ho promesso che tornerà a vivere come una persona normale”.