Manuel Foffo, Marc Prato, Luca Varani e…Alex e Giacomo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Marzo 2016 - 13:27| Aggiornato il 24 Marzo 2016 OLTRE 6 MESI FA
Manuel Foffo, Marc Prato, Luca Varani e...Alex e Giacomo

Manuel Foffo, Marc Prato, Luca Varani e…Alex e Giacomo (nella foto, Marc Prato)

ROMA – Manuel Foffo, Marc Prato, Luca Varani ma forse anche altri due ragazzi nella casa del Collatino a Roma in cui Varani è stato ucciso al culmine di un coca party di 48 ore. Dagli interrogatori di Foffo, citati da Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera e ripresi da Dagospia, emergono altri due nomi: Alex della Tiburtina e Giacomo. Due persone che stando a quanto dice uno dei presunti killer sarebbero perlomeno passate per alcune ore in quella casa, proprio nei giorni del delitto.

Ecco alcuni estratti dell’articolo di Frignani:

Dalle dichiarazioni rese dallo studente del Collatino emerge anche che a casa sua nei giorni del festino c’erano altri due giovani, Alex della Tiburtina e tale Giacomo. Prima di Luca Varani, Manuel Foffo e Marco Prato hanno infatti avuto incontri con questi due ragazzi nell’appartamento di via Giordani. «Io e Marco abbiamo deciso – racconta infatti Foffo al pm – di trascorrere del tempo insieme da mercoledì scorso nel mio appartamento ma non siamo stati sempre soli. Ricordo che è venuto un mio amico di nome Alex che avevo conosciuto mesi fa in una pizzeria sulla Tiburtina».

L’universitario precisa, inoltre, che quando Alex «è venuto a casa eravamo sotto l’effetto della cocaina ma mantenevamo la lucidità . Aggiungo che è stato presso casa mia anche un certo Giacomo, altro mio amico. Quando invece è arrivato Luca, sia io che Marco eravamo molto provati dall’uso prolungato di cocaina, e quindi non più lucidi».

A colpire Varani al cuore — secondo Foffo — sarebbe stato Prato. Dopo la morte del giovane e dopo aver tentato di ripulire tutto, i due sono usciti di nuovo in macchina. Hanno buttato gli abiti e il cellulare della vittima in un cassonetto in via Magna Grecia. Forse volevano sbarazzarsi del cadavere, invece hanno continuato a girare e bere per un paio di locali, fino a quando Prato si è rifugiato all’hotel San Giusto, vicino a piazza Bologna, dove abita il padre, tentando il suicidio con una maxi dose di tranquillante acquistato dal complice che invece è tornato a casa.

C’è poi un altro mistero, scrive Frignani, cioè quello dei messaggi inviati dal telefono di Luca Varani a quelli della sua fidanzata:

Ma proprio sul telefonino c’è un giallo. «Alle 9.30 di venerdì mattina — racconta Marta Gaia Sebastiani, fidanzata della vittima, ascoltata ieri dai carabinieri — dal cellulare di Luca mi è arrivato un sms. “Ti chiamo più tardi”, c’era scritto». Ma a quell’ora, secondo il medico legale, Varani era già morto. A rispondere alla ragazza sarebbe stato uno dei killer.

«Cercavo Luca da giovedì sera — dice ancora Marta —, avevamo passato il pomeriggio insieme, era venuto ad assistere al mio allenamento a pallavolo. Gli ho telefonato tante volte, ma il cellulare suonava a vuoto. Poi sabato mattina era irraggiungibile». «Luca non era un drogato, ci teneva al fisico — ricorda ancora la giovane fra i singhiozzi —, era geloso di me e io molto possessiva. Stavamo insieme da 9 anni. Lui aveva le sue amicizie, io le mie, che fra l’altro mal si sopportano. Era un amicone, ma non frequentava giri strani. Adesso — conclude — spero solo che queste bestie restino in carcere e non escano più».