Marco De Candussio papà adottivo “post mortem”: morì in crollo Torre Piloti a Genova

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Giugno 2016 - 21:47 OLTRE 6 MESI FA
Marco De Candussio papà "post mortem": morì in crollo Torre Piloti a Genova

Marco De Candussio papà “post mortem”: morì in crollo Torre Piloti a Genova

GENOVA – Marco De Candussio, il sottufficiale della Marina morto nel crollo della Torre Piloti al porto di Genova il 7 maggio 2013, è diventato papà “post mortem”. Il tribunale dei minori di Genova ha infatti concesso alla vedova l’adozione della bimba che i due coniugi avevano in affidamento fin da quando aveva 8 mesi. Poi lui è morto, ma la volontà di coronare quel sogno non è mai venuta meno e 14 mesi dopo Paola De Carli, 40 anni, ha ottenuto il sì del giudice.

La coppia, originaria di Savignano sul Rubicone (Forlì) aveva già un figlio. Paola e Marco avevano in affidamento la piccola dal 2007. Il sì del giudice è arrivato a luglio 2014, ma la storia è emersa soltanto oggi in tribunale a Genova, durante una udienza per il processo del crollo della Torre Piloti.

Sul banco degli imputati siedono il comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni, il pilota Antonio Anfossi, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il direttore di macchina Franco Giammoro, il comandante d’armamento della compagnia Messina Giampaolo Olmetti. Sono accusati di omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti e crollo di costruzioni. Mentre il terzo ufficiale Cristina Vaccaro, deve rispondere di falso per aver controfirmato alcuni documenti in cui si sosteneva che tutti gli apparati erano in regola, sebbene da una perizia non risulti così. Imputata anche la Compagnia Messina, per responsabilità amministrativa.

Quella tragica notte di maggio 2013 il cargo Jolly Nero in manovra urtò la Torre abbattendola e causando 9 morti e 4 feriti. Erano le 23.04, tra le vittime c’era anche Marco De Candussio.

“E’ un caso – spiega l’avvocato Divano – unico in Italia”. I giudici dei minori si sono basati “sull’articolo 25 della legge 184/83 che al comma IV prevede in caso di morte o di sopravvenuta incapacità di uno dei coniugi affidatari l’adozione può essere ugualmente disposta su istanza dell’altro coniuge. E la norma – dicono i giudici – deve essere interpretata sulla base del principio ispiratore di quella legge e cioè l’interesse del minore all’adozione’. ‘In questo caso – spiegano – tale interesse sussiste senza alcun dubbio. La bimba è perfettamente inserita nel nucleo familiare di cui si sente parte a tutti gli effetti”.

La bambina ha ottenuto il riconoscimento di poter portare il cognome De Candussio. Paola De Carli che ha deposto al processo come testimone ha ricordato: “Marco voleva che l’adottassimo. Ce l’avevano affidata quando aveva appena 8 mesi. Poi col passare del tempo avevamo manifestato l’intenzione di adottarla e ci davano sempre buone speranze. Fino all’estate 2014 con la sentenza che ci ha riempito di gioia ma che Marco non ha potuto condividere con noi”.