Marco Mongillo morto dopo roulette russa. I punti oscuri della vicenda

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Luglio 2016 - 10:22 OLTRE 6 MESI FA
Marco Mongillo morto dopo roulette russa. I punti oscuri della vicenda

Marco Mongillo

CASERTA – Una bravata, una roulette russa. Così è morto Marco Mongillo, il pizzaiolo 20enne trovato senza vita  in un’abitazione nel rione Santa Rosalia a Caserta. Ad ucciderlo è stato un amico durante il folle gioco. Il giovane era andato a casa di un pregiudicato con il fratello Vincenzo e un altro ragazzo, Antonio Zampella, 19 anni. È stato proprio Zampella a premere il grilletto e a mettere fine alla vita del ragazzo. I giovani si erano dati appuntamento per festeggiare un compleanno a casa di un amico, agli arresti domiciliari, quando hanno deciso di sfidare la sorte.

Hanno caricato una pistola con un solo colpo, poi, a turno, se la sono puntata alla tempia. Come detto, è  stato l’amico, dopo essere scampato al proiettile, a sparare contro il pizzaiolo. Il ragazzo è morto sul colpo.

“Non volevo, ho provato quell’arma anche su di me, ero convinto fosse scarica”, ha detto Zampella al pm, secondo quanto riportato dal Mattino. “Ho comprato io la pistola da alcuni extracomunitari di colore, a Napoli, poi l’ ho portata a casa, ma era scarica. Ho puntato l’ arma sulla mia testa e non è esploso nulla”.

Dopo aver sparato, il giovane ha lanciato la pistola dalla finestra: finirà sulla rampa del garage dove la troveranno qualche ora dopo i carabinieri. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche la posizione di Umberto Zampella, fratello maggiore dell’omicida, che nell’appartamento in cui è stato ucciso Mongillo stava scontando i domiciliari per rapina a mano armata.

Le tracce di marijuana nell’appartamento al quarto piano di rione santa Rosalia a Caserta, la pistola lanciata dal balcone trovata carica di sei proiettili dai carabinieri e, soprattutto, la presenza in casa di quattro persone e non di due al momento del delitto. Perché Antonio ha riferito che in casa, quel caldo pomeriggio di venerdì scorso, c’era anche il fratello della vittima, Vincenzo. Quest’ultimo, però, avrebbe dichiarato ai genitori che al momento del delitto era sceso al primo piano per prendere la torta da consumare con gli amici in occasione del suo compleanno. Incongruenze, bugie. Di Antonio, probabilmente. Ma nessun altro, in verità, fornisce un’altra versione credibile.

L’alternativa è allargare il piano d’indagine verso un fronte nuovo. E indagare in direzione di tutti coloro che hanno partecipato al pranzo maledetto.

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