Marco Prato suicida in carcere uno dei killer di Luca Varani: “Io massacrato dai media”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Giugno 2017 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA
Marco Prato suicida in carcere: era in attesa del processo per l'omicidio di Luca Varani

Marco Prato suicida in carcere: era in attesa del processo per l’omicidio di Luca Varani (foto Ansa)

ROMA – Marco Prato si è ucciso in carcere. Con Manuel Foffo, era indagato per l’omicidio di Luca Varani, il ragazzo morto in un appartamento nel quartiere Collatino di Roma dopo una serata di eccessi tra alcol e droghe. Prato era in carcere in attesa del processo, che sarebbe cominciato il giorno successivo a quello della sua morte, cioè il 21 giugno. Si è ammazzato in carcere mettendo la testa in una busta e aprendo il gas della bombola della propria cella. Nel bigliettino di addio ha detto di essere stato massacrato dai media e di essersi ucciso “per le menzogne dette su di lui”.

Si sarebbe suicidato per “le menzogne dette” su di lui e per “l’attenzione mediatica” subìta. Il ragazzo ha lasciato una lettera in cui spiega i motivi del suo gesto. Il compagno con cui divideva la cella non si sarebbe accorto di nulla perché stava dormendo.

Prato aveva 31 anni. Il pm di turno ha autorizzato la rimozione della salma su cui verrà effettuata l’autopsia. Per l’omicidio di Luca Varani è già stato condannato, in abbreviato, a 30 anni, Manuel Foffo che, con Prato, aveva seviziato e ucciso la vittima. Prato, a differenza del coimputato, aveva scelto il rito ordinario.

Scrive Cristiana Mangani sul Messaggero:

Il giovane aveva scelto di farsi processare con il rito ordinario, mentre il complice Foffo era già stato condannato a trenta anni di carcere con l’abbreviato. Il processo nei confronti di Prato è iniziato ad aprile scorso. In carcere Prato aveva scoperto di essere sieropositivo. Continuava a professarsi innocente dicendosi succube di Foffo.

Il 4 marzo 2016 i due giovani avevano straziato, dopo un festino a bese di alcool e droga, il corpo di Varani. Durante le indagini, condotte dal pm Francesco Scavo, si sono accusati a vicenda. Il pierre aveva scelto di parlare con il magistrato solo dopo molti mesi. Il carcere, la vita senza futuro, il rimorso, devono avergli fatto decidere che era meglio morire.


alessandro • 1 minuto