Maria Paola Gaglione. Il dolore di Ciro, il fidanzato trans: “Vorrei essere morto io al posto suo”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 14 Settembre 2020 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA
Maria Paola Gaglione. Il dolore di Ciro, il fidanzato trans: "Vorrei essere morto io al posto suo"

Maria Paola Gaglione. Il dolore di Ciro, il fidanzato trans: “Vorrei essere morto io al posto suo”

Il dolore di Ciro, il fidanzato trans di Maria Paola Gaglione. “Vorrei essere morto io al posto suo”.

Non si dà pace Ciro Migliore, il fidanzato trans di Maria Paola Gaglione, sopravvissuto all’incidente in scooter in cui ha perso la vita la giovane di Caivano. 

Lo scrive su Instagram e lo ripete al Corriere della Sera: “Vorrei ci fossi stato io al posto suo, vorrei essere morto io e non lei. Maria Paola era la donna della mia vita, e non sto esagerando. Era una cosa che durava da tre anni, non da tre mesi. Noi veramente ci amavamo”.

Ciro e Maria Paola si erano conosciuti in quel mix di dignità e miserie umane che è il Parco Verde di Caivano (Napoli) quando lui era ancora Cira.

Il loro amore transgender, mai accettato dalla famiglia di lei, è finito tragicamente nella notte tra venerdì e sabato nel fosso di una stradina di campagna dove Maria Paola, in fuga con Ciro sullo scooter, è caduta battendo la testa contro una colonnina di cemento che provvede all’irrigazione dei vicini campi agricoli.

Secondo le accuse e il racconto dello stesso Ciro è stato il fratello di lei, Michele Antonio, a inseguirle e speronarle per farle cadere.

A Instagram Ciro ha affidato il suo straziante dolore. “Amore mio…, oggi sono esattamente 3 anni di noi, 3 anni. A prenderci e lasciarsi in continuazione… avevo la mia vita come tu avevi la tua.. ma non abbiamo mai smesso di amarci..”.

“Dopo 3 anni ti stavo vivendo ma la vita mi ha tolto l’amore mio più grande la mia piccola. Non posso accettarlo, perché Dio non ha chiamato me? Perché proprio a te amore mio.. non riesco più a immaginare la mia vita senza te.. non ci riesco”.

Intervistato dal Corriere della Sera ha poi raccontato del loro amore, da sempre osteggiato.

Tutto è cominciato “tre anni fa, quando ci siamo conosciuti nella villa di Caivano”, che si trova nel Parco Verde.

Poi la scelta di andare a convivere, “un mese fa. Ma non a Caivano, ad Acerra. Perché volevamo allontanarci dalla sua famiglia”.

Ciro ribadisce le persecuzioni subite per via della sua scelta Lgbt: “Non volevano che stessimo insieme perché dicevano che eravamo due femmine. Ma non è vero. Io non sono una femmina. Avevo 15 anni quando ho capito di essere un uomo, mi sentivo e mi sento un uomo. E Maria Paola mi ha sempre amato come uomo”.

Insieme alla madre, Rosa Buonadonna, hanno subito molte minacce. “Sono perfino venuti a casa mia – racconta la donna -Erano in cinque, c’era il fratello della ragazza, il padre e pure altri parenti. E mi hanno minacciato, hanno detto che se mio figlio non l’avesse lasciata se la sarebbero presa anche con me, mi avrebbero bruciato la bancarella. Ma io la denuncia non l’ho fatta”.

“Sì – conferma lui – Dicevano che io a Maria Paola l’avevo infettata. Non lo dicevano a me personalmente, però nel quartiere lo andavano ripetendo continuamente. Ma come si può pensare una cosa così? E come ha potuto pensare di fare quello che ha fatto?”.

Ora Ciro è lacerato dalla perdita della sua Maria Paola, al punto da “non vedere futuro” e non desiderare neppure giustizia per sé ma “solo per lei”. (Fonti: Instagram, Corriere).