MILANO – La meritocrazia in gita. Ma a chi resta fuori non piace. E scattano le accuse di discriminazione. Pochi professori, troppi studenti: così una scuola media di Marina di Massa (Massa Carrara) ha deciso di mandare in viaggio solo i ragazzi più meritevoli.
Come ha spiegato la preside della ‘Paolo Ferrari’ di Massa, Alessandra Valsega, a La Nazione, “solo tto docenti hanno scelto di andare a questa gita. Gli altri non posso obbligarli. I ragazzi che volevano andare erano 110. Per non correre rischi abbiamo dovuto fare una selezione basata sul comportamento”. Così 86 studenti andranno quattro giorni a Napoli e sulla Costiera Amalfitana o due giorni a visitare Torino e Mantova. Gli altri si dovranno accontentare di musei e laboratori in città.
La decisione della dirigente scolastica ha scatenato le polemiche. Lei si difende dicendo di dover “garantire la sicurezza di tutti gli alunni”, ma i genitori degli alunni esclusi non l’hanno presa bene e si sono messi a protestare sfoggiando cartelli con le scritte “La scuola del grande fratello, sei stato eliminato” e “Gita: o tutti o nessuno”.
A puntare il dito contro la preside è, in particolare, una mamma, che accusa: “Il 5 febbraio una circolare invitava le famiglie ad aderire alle gite proposte. Tre le gite proposte, da fare dal 19 al 22 marzo. L’opzione Napoli veniva scelta da tante famiglie e non venivano indicati particolari requisiti per parteciparvi. Tuttavia, forse per il numero elevato di adesioni che la scuola evidentemente non aveva preventivato, prima veniva detto che solo gli alunni che avessero un giudizio disciplinare almeno pari a “buono, distinto o ottimo” avrebbero potuto partecipare. Poi veniva comunicato che in base ad un imprecisato giudizio di rendimento, solo gli alunni scolasticamente più “bravi”, che avessero un rendimento scolastico pari a distinto o ottimo, potevano andare in gita. Sono stati esclusi anche alunni affetti da Dsa, disturbi specifici dell’apprendimento, quali dislessia o la discalculia, che incidono sul rendimento, anche indipendentemente dalla scarsa applicazione dell’allievo e dalla buona volontà. Alcuni ragazzi – dice la mamma – si sono sentiti discriminati”.
Fonte: La Nazione