Idv, il curriculum di Maruska Piredda: precaria, hostess, politica, indagata

Pubblicato il 23 Gennaio 2013 - 12:33| Aggiornato il 16 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – Da “pasionaria” Alitalia a politica indagata. Nel 2008 Maruska Piredda aveva avuto una repentina celebrità grazie a una foto. Era una hostess precaria dell’Alitalia, allora, e quando la trattativa con la Cai si era arenata lei esultò a braccia alzate perché il nuovo contratto proposto era, a suo dire, inaccettabile. Precaria, 32 anni, mamma giovanissima e lasciata dal compagno. Questa è la Maruska del 2008. Nel 2013 la Piredda si mostra sul suo sito personale con un austero tailleur e una camicia allacciata fino al collo. E’ capogruppo dell’Idv in regione Liguria e soprattutto, da martedì, è indagata per peculato dopo un blitz della Finanza in Regione per alcune spese del gruppo. Si parla di soldi spesi in biancheria intima, cibo per gatti, qualche breve viaggio, cene al ristorante, cellulari. La Finanza sta passando in rassegna 130 milioni dei 230 che costituiscono il finanziamento annuale. A quanto pare i finanziamenti erano esauriti già ad ottobre, tanto che a pagare i cinque dipendenti del gruppo a Natale avrebbe provveduto la stessa Piredda e di tasca propria.

Lei si difende: “In queste settimane stavo verificando con il tesoriere il bilancio 2012 del gruppo dell’Idv e mi sarei riservata di non firmarlo ad eccezione della parte riguardante l’ultimo mese quando sono diventata capogruppo”, ovvero l’incarico che ricopre dal 23 novembre scorso. Durante la perquisizione degli uffici Maruska Piredda ha anche fatto mettere a verbale di “non avere mai preso visione dei precedenti bilanci relativi agli anni 2010 e 2011. Ho dato tutta la mia disponibilità alla guardia di finanza e tutta la documentazione necessaria – ha spiegato ai giornalisti -. Andrò dal pubblico ministero a spiegare ogni cosa affinché si faccia chiarezza su ogni spesa”. Nel 2008, quando per i giornali era l’hostess esultante a trattativa in panne, al Corriere della Sera raccontava la sua storia:

 “Maturità classica a Rovigo, laurea in lingue a Bologna. Poi una figlia, il padre che sparisce, e io che spedisco un po’ di curriculum: Klm, Alitalia, Meridiana, Volare. Qualcuno mi risponde che non si assume un’hostess con una figlia. I figli sono un problema. Invece Alitalia mi chiama. Selezione di massa, eravamo in cinquemila. Alla fine, però, mi prendono». Come precaria. «E qui arriviamo già al cuore del problema». Continui. «Per capirci: da precaria, lavorando 90, a volte 94 ore mensili, guadagnavo 2500 euro. Secondo il nuovo contratto, invece, non solo sarei dovuta arrivare a 100 ore, ma avrei pure dovuto guadagnare di meno». Di meno quanto? «Mille euro, all’incirca».

«Guardi, la cassa integrazione è una tragedia, ma ben peggio sarebbe stato firmare quel contratto. Non sarei riuscita a prendere sonno la notte». Lei è un po’ drastica. «No, è diverso: è che ho una dignità. Il lavoratore deve avere una dignità. E invece quelli pensavano di poter calpestare insieme, sia la dignità che le divise. Un po’ troppo, non trova?». Intanto ora c’è la cassa integrazione. «Infatti mi sto guardando intorno». Sta cercando un altro lavoro? «Secondo lei, se Alitalia mi lascia a casa, io e mia figlia come mangiamo?».

Poi è arrivata la candidatura con l’Idv in Liguria, la nomina a capogruppo, e ora, nella storia complessa di questa ex precaria, anche un’inchiesta per peculato.