Massimo Giuseppe Bossetti agitato in carcere: “C’è un secondo nome…”

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Luglio 2014 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti agitato in carcere: "C'è un secondo nome..."

Massimo Bossetti agitato in carcere: “C’è un secondo nome…”

BERGAMO – Massimo Bossetti ha passato una giornata agitata in carcere, lunedì. Secondo il racconto del Corriere della Sera avrebbe più volte sollecitato gli agenti di polizia penitenziaria: nonostante fosse già fissato per martedì alle 10,30 il colloquio con il magistrato Letizia Ruggeri, lui voleva assolutamente farle sapere una cosa. C’è un secondo nome, ed è è pronto a farlo.

Bossetti confessa e fa il nome del complice? Questo scenario è inverosimile. Bossetti infatti continua a proclamarsi innocente, così come i suoi legali ripetono che fornirà prove della sua innocenza. Prove che, probabilmente, la difesa manterrà segrete fino al processo.

Altra ipotesi è che il muratore voglia far ricadere su una seconda persona la responsabilità di qualcosa: del rapimento e dell’omicidio? O forse solo del fatto che le sue tracce ematiche sono state ritrovate sui leggings della ragazzina? Intanto gli avvocati smentiscono che Bossetti abbia in serbo sconvolgenti confessioni:

«Ma quali rivelazioni, non scherziamo — hanno dichiarato i legali, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti —. Sono state pubblicate notizie sulle quali vuole dire la sua. In più, intende approfondire circostanze sulle quali già il giudice delle indagini preliminari gli aveva posto alcune domande. Risponderà ai quesiti che gli saranno posti».

I legali ora vogliono rifare il test del Dna. E assicurano che, dal loro punto di vista, quel Dna di Bossetti sul corpo non basta a condannarlo:

«La procura si sta affannando alla ricerca di nuove prove, o meglio di nuovi riscontri. Un motivo forse c’è: probabilmente l’accusa è consapevole che la compatibilità tra il profilo genetico del nostro assistito e quello di “Ignoto 1” non è sufficiente per reggere un processo, per far condannare una persona. In uno stato di diritto non si può essere condannati solo con quella prova».