BERGAMO – Nel processo sulla morte di Yara Gambirasio spunta un altro straniero: nel corso dell’udienza del processo per l’omicidio della ragazzina di Brembate Sopra, la difesa di Massimo Bossetti ha citato una fisioterapista che lavora nella palestra dalla quale scomparve il 26 novembre del 2010 la tredicenne poi trovata uccisa. La donna, che con un collega ha lo studio all’interno dell’impianto sportivo, ha ricordato come circa una settimana prima del giorno in cui scomparve Yara, un paziente, un immigrato, durante una seduta le aveva rivolto degli apprezzamenti che non gli erano piaciuti e, pertanto, aveva deciso di interrompere la seduta stessa. Lo stesso uomo, nel pomeriggio in cui Yara scomparve si ripresentò nello studio.
“Stavo trattando un altro paziente – ha raccontato la fisioterapista – e lui bussò alla porta dicendo di volermi vedere, non so se per fini personali o professionali”. Gli dissi che doveva prendere appuntamento alla reception – ha proseguito – Quando sono uscita dalla stanza non c’era più”. Il Pm Letizia Ruggeri ha detto che, subito dopo la deposizione della donna, nel 2011, l’immigrato era stato perquisito, intercettato ed erano stati sentiti alcuni suoi parenti ma non era emerso nulla in relazione al delitto della ragazza. Il processo ricomincia alle 15 con la testimonianza a porte chiuse del figlio di Massimo Bossetti, che è minorenne.
All’inizio della vicenda fu già coinvolto un marocchino, Mohamed Fikri, che in seguito fu totalmente scagionato da ogni accusa.