Massimo Bossetti, la difesa: “Corpo di Yara non è stato nel campo per 3 mesi, c’è la foto”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Giugno 2017 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti, la difesa: "Corpo di Yara non è stato nel campo per 3 mesi, c'è la foto"

Massimo Bossetti, la difesa: “Corpo di Yara non è stato nel campo per 3 mesi, c’è la foto”

MILANO – La difesa di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ha prodotto nei motivi aggiunti dell’atto d’appello “una fotografia satellitare scattata il 24 gennaio 2011 che ritrae la zona del campo di Chignolo d’Isola dove successivamente, il 26 febbraio, è stato trovato il corpo della ragazzina, ma il cadavere quel giorno di fine gennaio non era là“.

A questo punto, spiega il legale Claudio Salvagni, “la sentenza va riscritta, perché l’accusa e i giudici hanno sostenuto che Yara scomparve e venne uccisa il 26 novembre 2010 e il cadavere restò in quel campo per tre mesi”. Il nuovo elemento portato dalla difesa del muratore, è stato depositato lo scorso 15 giugno alla Corte d’assise d’appello di Brescia, dove venerdì prenderà il via il processo di secondo grado.

La foto accompagna la richiesta della difesa di una maxi perizia su più elementi, tra cui il Dna. Come consulente i difensori hanno ora ingaggiato Peter Gill, uno dei padri della genetica forense.

La Procura di Bergamo, ha spiegato ancora l’avvocato Salvagni, “ha sempre sostenuto di non poter disporre di foto satellitari di quel campo, mentre noi dopo indagini difensive lunghe e complesse abbiamo trovato questa immagine e l’abbiamo prodotta a supporto della richiesta di perizia su più elementi”, tra cui l’ormai nota traccia di Dna trovata su slip e leggins della ragazzina che, secondo la Corte d’Assise di Bergamo, è una “prova granitica” a carico del muratore.

Questa fotografia ora, secondo il difensore, “dovrà essere interpretata e guardata, ma a nostro avviso da quella immagine non emergerebbe la presenza del corpo un mese e due giorni prima del suo ritrovamento in quel punto del campo”. Se il cadavere non era là mentre accusa e giudici “hanno sostenuto che il cadavere è rimasto nel campo per tre mesi, ora la sentenza va riscritta, anche a voler continuare a ribadire la colpevolezza del nostro assistito”. Come consulente nel team difensivo, poi, è entrato per l’appello “il numero uno al mondo della genetica forense, Peter Gill”.

Nelle udienze successive (6 e 10 luglio) parleranno parte civile e difesa (nell’intervento del legali verrà trattata la richiesta della maxi perizia) e la decisione dei giudici (sentenza o ordinanza di riapertura del processo) potrebbe arrivare in un’udienza di metà luglio, o il 14 o il 17.