Massimo Bossetti non era a casa prima di scomparsa di Yara

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Ottobre 2015 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti non era a casa prima di scomparsa di Yara

Massimo Bossetti non era a casa prima di scomparsa di Yara

BERGAMO – Alle 17.45 del 26 novembre 2010 Massimo Giuseppe Bossetti non era a casa, come invece ha sostenuto. E’ quanto raccontato al processo dal maresciallo dei carabinieri del Ros, Giuseppe Gatti, che ha analizzato i tracciati telefonici della vittima e dell’imputato. Nelle ore precedenti la scomparsa di Yara Gambirasio, il cellulare di Bossetti si sarebbe agganciato alla cella di via Natta, a Mapello. Cioè nel paese in cui risiede, ma secondo i riscontri dell’accusa, l’abitazione di Bossetti è coperta da un’altra cella, quella di Terno-via Carbonera. 

Quella stessa mattina, ha detto Gatti, quando nella sua casa ha ricevuto la telefonata del cognato Agostino Comi, è stata la cella di via Carbonera a Terno d’Isola a fargli da ponte. Il maresciallo ha poi spiegato che generalmente è quella la cella di riferimento della sua abitazione, dal momento che, nell’intervallo monitorato, il numero di Bossetti ha agganciato via Carbonera 3953 volte su 5.700 ricorrenze.

Non solo: sempre dai riscontri del maresciallo risulta che il telefonino di Bossetti si sia agganciato a via Carbonera anche alle 11.53 del 29 maggio 2014. Quella mattina, sul computer dell’imputato furono eseguite alcune ricerche con la parola “tredicenni” abbinata ad alcuni dettagli porno. Alla stessa ora il cellulare della moglie, Marita Comi, agganciava la cella di Ponte San Pietro, mentre i figli del carpentiere erano a scuola. L’accusa ne deduce che a fare quelle ricerche sia stato evidentemente Bossetti.

Non sono chiari invece i riscontri tracciati nell’area di Chignolo d’Isola, dove è sito il campo in cui è stata ritrovata cadavere la ginnasta. Il cellulare di Bossetti risulta agganciato alle celle della zona 208 volte nel periodo precedente e successivo al delitto e cioè da settembre 2010 a maggio 2011. Ma, precisa Gatti, “l’area di Chignolo è coperta da dieci celle” e non è detto che quei riscontri provino la presenza di Bossetti sulla scena del crimine.