Massimo Bossetti, tutti i suoi spostamenti del giorno in cui Yara è stata uccisa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Settembre 2014 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti, tutti i suoi spostamenti del giorno in cui Yara è stata uccisa

Massimo Giuseppe Bossetti

BERGAMO – Massimo Bossetti il 26 novembre 2010, giorno del rapimento e dell’omicidio di Yara Gambirasio, non andò in cantiere. E’ la conclusione a cui sono arrivati i carabinieri, incrociando i tracciati lasciati dal cellulare e le testimonianze dei colleghi.

L’Eco di Bergamo ricostruisce precisamente tutti gli spostamenti che Bossetti ha avuto il 26 novembre del 2010:

“A Terno d’Isola alle 10,59, poi alle 13 in punto e ancora alle 13,55. Quindi Mapello alle 17,45 e, un minuto dopo, alle 17,46, Ponte San Pietro. Sono questi i movimenti di Massimo Bossetti il 26 novembre 2010, giorno del rapimento e dell’omicidio di Yara Gambirasio, ricostruiti attraverso l’analisi delle celle telefoniche. È anche grazie a questi elementi che il pm Letizia Ruggeri e gli investigatori, nel corso dell’ultimo interrogatorio (quello del 6 agosto), hanno contestato la prima versione fornita dall’indagato riguardo ai suoi movimenti di quel giorno”.

“Bossetti infatti, tre giorni dopo il fermo, sostenne di fronte al gip Ezia Maccora che, probabilmente, essendo un tipo abitudinario, anche nella giornata del 26 novembre aveva lavorato tutto il giorno al cantiere di suo cognato Osvaldo Mazzoleni a Palazzago, per poi fare rientro a casa. Una ricostruzione messa però in discussione da alcuni elementi raccolti dagli inquirenti (appunto i tabulati, ma anche testimonianze di colleghi di lavoro)”.

“Così, il 6 agosto, l’artigiano ha fornito una versione diversa, ben più dettagliata: «Sono stato al cantiere solo di mattina, mentre nel pomeriggio sono stato a far controllare il mio furgone da un meccanico, quindi in una ditta di fornitura di materiale edile a Villa d’Adda, da un falegname, dal mio commercialista e infine a casa». Un cambio di versione, che mette in dubbio la credibilità dell’artigiano? No, secondo i difensori di Bossetti, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti. «Sfido chiunque – chiosa l’avvocato Salvagni – a ricordare come ha trascorso una giornata di quattro anni prima, per di più poche ore dopo essere stato fermato (da innocente, come sosteniamo noi) con l’accusa di omicidio”.