Massimo De Angelis, prof arrestato chiese aiuto al fratello: “Non riesco a smettere”

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Gennaio 2018 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA
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Massimo De Angelis, prof arrestato chiese aiuto al fratello: “Non riesco a smettere”

ROMA – “Aiutami a smettere“, aveva detto Massimo De Angelis al fratello. Il prof del Liceo Massimo di Roma, arrestato per aver avuto rapporti sessuali con una sua alunna durante le ripetizioni pomeridiane, sapeva che quell’amore galeotto non si poteva fare. E’ stato proprio lui a confessarlo al gip Annalisa Marzano, durante l’interrogatorio di garanzia.

“Quando è arrivata la polizia è stata una liberazione – ha detto l’insegnante – mi sono sentito quasi sollevato. Ne avevo parlato con mio fratello, gli avevo chiesto di aiutarmi. Lui mi aveva detto di smettere”. Ma non ce la faceva a staccarsi: “Non riuscivo a smettere, ogni volta che mi arrivava un messaggio ci ricascavo”.

Dopo due giorni trascorsi in galera, l’interrogatorio di De Angelis è quasi una liberazione. Crolla di fronte alle domande del gip, ammette ogni cosa e prova a difendersi: “E’ tutto vero quello che è successo, ma io ero innamorato di lei”. Chiede scusa e si pente: “Ho tradito me stesso, gli studenti, i miei colleghi e l’istituto. Farei qualsiasi cosa per potere tornare indietro”. Poi precisa: “Erano rapporti consenzienti”.

Infine confessa di essere stato lui a prendere l’iniziativa. Il corteggiamento proibito sarebbe cominciato a giugno: “Ho iniziato a contattarla, lei all’inizio mi respingeva, era recalcitrante. Poi ha iniziato a rispondere”.

Come riporta Michela Allegri sul quotidiano Il Messaggero:

Il sogno proibito era diventato tangibile, per il professore: scambi di messaggi, note audio erotiche, telefonate a ogni ora del giorno della notte. E, da settembre, incontri sessuali, tra i banchi dell’istituto Massimo, durante le lezioni pomeridiane di latino. Lezioni che, per il gip che ieri ha convalidato l’arresto, sarebbero state «fittizie» e «pianificate per potersi incontrare».

Tanto che il magistrato, nell’ordinanza di custodia cautelare, parla di tecniche «subdole» di corteggiamento, attenzioni e premure riservare alla ragazzina con il solo intendo di plasmarne la «fragile personalità» e «indurla ad acconsentire agli atti sessuali».