Massimo De Angelis, prof sorvegliato speciale in carcere: “Reati come il suo non sono tollerati”

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2018 - 11:38 OLTRE 6 MESI FA
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Massimo De Angelis, prof sorvegliato speciale in carcere: “Reati come il suo non sono tollerati”

ROMA – E’ sorvegliato speciale Massimo De Angelis, il prof del Liceo Massimo di Roma, arrestato per aver avuto rapporti sessuali con una sua alunna. Lo hanno recluso in una cella vicina al posto di guardia e ogni 15 minuti un poliziotto penitenziario si accerta che tutto sia al suo posto perché nella dura legge del carcere i reati a sfondo sessuale non sono ammessi. Lo ha rivelato all’Adnkronos Stefano Anastasìa, il Garante per i detenuti del Lazio.

Recluso da martedì scorso nel carcere di Regina Coeli, De Angelis è seguito ogni giorno da uno psicologo. Il Garante precisa: “Non è una sorveglianza a vista ma una sorveglianza costante, ogni 15 minuti”. “Mi hanno detto, perché io non ci sono stato, che è in una stanza vicino al posto di osservazione dei poliziotti come misura precauzionale, essendo una persona che è ovviamente traumatizzata da un’esperienza per lui nuova e abbastanza imprevedibile, come si capisce da quanto riferito dal suo avvocato”.

“Temo per la mia vita, qui dentro me la faranno pagare”, aveva confidato lo stesso prof al suo legale Fabio Lattanzi nel panico e piangendo. Per creargli una condizione di minor disagio il docente non è stato messo in isolamento. £E’ in cella con un’altra persona perché – sottolinea Anastasìa – questo aiuta a vivere meglio l’esperienza. Sta con un detenuto arrestato per reati della stessa specie. Gli autori di reati a sfondo sessuale – spiega – sono sempre separati dagli altri perché trattandosi di reati di particolare riprovazione nella comunità dei detenuti c’è il rischio che qualcuno possa fargli del male.

Il suo compagno di cella è un rom di 20 anni accusato dello stupro di due 14enni adescate in chat. Separato da altri reclusi, ma non in isolamento, il prof ha paura anche i lui e vorrebbe esser portato in infermeria.

Ogni giorno però il professore incontra lo psicologo del carcere. “Tutte le persone che entrano in carcere – spiega ancora il Garante – fanno subito una visita medica di primo ingresso che serve sia ad accertare le condizioni di salute generale, sia per valutare particolari condizioni di stress dovute alla detenzione. Qui nel caso specifico – osserva – è evidente che si tratta di una persona che entra in carcere senza averne mai fatto esperienza e che quindi può vivere una condizione di stress particolare”.

Parlando del rischio suicidio Anastasìa sottolinea: “E’ una preoccupazione a cui l’amministrazione penitenziaria è sempre attenta”. La detenzione comporta una condizione di stress “su chiunque, in modo particolare – osserva – su chi non ne ha esperienza e non sa come gestirla» specie se la affronta in età matura e ha magari «un’estrazione sociale molto diversa dalla popolazione detenuta».

“Al di là di quello che il professore può aver detto o può aver fatto, è ragionevole – conclude il Garante – che il servizio sanitario in carcere abbia preso con particolare attenzione la sua accoglienza in carcere”.